Maggio è il mese della frenesia nell’animo e nell’orto. E come potrebbe essere diversamente con il sole che di nuovo riscalda e la vegetazione che esplode in ogni dove, regalando profumi e colori a non finire. Impossibile restare indifferenti, figuriamoci nell’orto e in giardino!
In maggio i giardinieri e gli orticoltori si trasformano in piccole api operaie, che come impazzite e inebriate dall’abbondanza, vagano da una parte all’altra ripulendo, seminando, trapiantando. E quello che fanno non basta mai! Ogni anno più forti dell’esperienza maturata, vogliono provare nuovi ortaggi, sperimentare nuove tecniche di coltivazione, provare a fare terricci e macerati più efficaci. Si salvi chi può!

Le api ci stanno lasciando, ma noi dobbiamo convincerle a restare! Guai se questi preziosi alleati abbandonassero i nostri orti, giardini e frutteti: a loro dobbiamo l’impollinazione di moltissime specie vegetali e quindi la loro fertilità e produzione.
Chiamarlo orto è riduttivo.
Sono qui davanti al camino a pensare cosa dovrò fare appena il maltempo deciderà di abbandonare il campo. Nel mio caso, più che un campo è un orto-giardino.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno insolito e inarrestabile: la moltiplicazione degli orti all’interno di tessuti urbani e di contesti sociali inconsueti come scuole, ospedali, carceri, ecc. È come se gli orti fossero usciti dalle loro recinzioni, avessero scavalcato i confini e si fossero diffusi ovunque, alla ricerca di nuovi spazi e nuove funzioni, oltre a quella atavica di luogo dove ci si procura il cibo. Con la convinzione, sempre più condivisa, che coltivare un orto faccia bene alla salute, allo spirito e al portafoglio.
L’autunno e l’inverno sono le stagioni migliori per pensare di migliorare il terreno del nostro orto. E noi sappiamo bene che faremmo di tutto per avere ortaggi più belli, più forti e più sani. E’ inutile negarlo: quando vediamo un orto particolarmente florido e rigoglioso subito pensiamo: “Chissà cosa gli darà!”. E dietro a quel ‘cosa’ ci immaginiamo di tutto: concimi chimici che gonfiano le piante come se avessero subito un ‘lifting’, miracolosi miscugli fatti in casa o sovesci azzeccatissimi che noi non abbiamo mai il tempo di praticare. Ma la cosa più frustante è quando finalmente riusciamo a parlare con uno dei proprietari di questi magnifici orti e ci dice candidamente: “Io non gli do niente!”
