Renetta Grigia di Torriana, Diacciata, Limoncella, Calvilla Bianca, Rosa in Pietra, Muso di Bue…Sembra una filastrocca, invece sono solo alcune delle moltissime di varietà di mela che non conosciamo o abbiamo sentito soltanto nominare, ma che difficilmente avremo modo di assaggiare. Il motivo è che “purtroppo negli ultimi decenni…della nostra straordinaria coltivazione di mele è rimasto ben poco, se si pensa che il 77% dell’attuale produzione in Italia è basata soltanto su tre gruppi di varietà”.

Un patrimonio disperso. Con gli anni abbiamo assistito ad un appiattimento culturale e colturale e all’omologazione degli usi, dei costumi e dei sapori. Qualcuno, tuttavia, si è impegnato affinché, almeno nell’universo degli alberi da frutto, tutto non andasse perduto.

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Bastano delle melanzane, dei finocchi con il ciuffo, zucchine, patate, il rosso acceso dei ravanelli, carote a volontà  e il gioco è fatto. Non è la ricetta di un ricco minestrone, ma gli ingredienti per un gioco da fare con i vostri bambini.

Gli ortaggi escono dal piatto per creare piccole sculture vive e colorate: un ring di carote e stuzzicadenti per un match a suon di ortaggi. Melanzane che si trasformano in automobiline e finocchi che diventano buffi personaggi. Almeno per una volta le verdure si faranno apprezzare dai più piccoli non come cibo, ma come gioco. Continua a leggere

E’ la prima volta che parlo di un’iniziativa siciliana e ci tengo particolarmente a segnalarla, perché anche se tanti di noi non potranno andarci, è giusto conoscere cosa in ambito verde si sta muovendo in questa splendida isola.

La mostra mercato “Ciuriciuri” (e già il nome mi farebbe venire voglia di prendere e partire), non avrà una sede e una data fissa, ma sarà itinerante e si svolgerà in più periodi per coinvolgere una fetta di pubblico sempre più ampia e per permettere ai vivaisti di presentare le produzioni migliori di ogni stagione. Il prossimo appuntamento è il 4 e 5 giugno al vivaio Malvarosa, Carruba di Giarre (CT).

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L’orto della fede è nato da poco. Si trova di fronte alla Chiesa Cristiana Protestante in Milano, in via Marco De Marchi. I vecchi ippocastani che ornavano e ombreggiavano lo spazio antistante alla Chiesa erano diventati ammalati e pericolanti e il loro abbattimento aveva lasciato un vuoto incolmabile. Sembrava che un prato ornamentale potesse essere l’unica alternativa.

Poi grazie al progetto ‘Orticoltura urbana’, promosso dalla società Orticola di Lombardia e da Green City,è nato il primo Orto della Fede, uno spazio condiviso dedicato all’aggregazione e alla creatività. Intorno all’iniziativa si è formato ben presto un gruppo di famiglie, che al sabato si sono ritrovate per ripulire il terreno, costruire le aiuole rialzate, riempirle di buona terra e piantumare frutti e ortaggi. Non mancano una piccola serra, una compostiera e qualche comoda seduta.

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“Mi sembra che sia quasi una necessità di guardare le cose vere, ma quelle più umili. Tutti possono godere di un bel panorama aperto, ma non sono molti quelli che sanno guardare per terra […] perché noi non sappiamo più vedere le bellezze piccole e umili della natura”. Questo scriveva Luciana Bora a commento della sua prima personale nell’ottobre del 1954. Allieva di Carpi, Funi e Carrà all’accademia di Brera, in tutta la sua vita di pittrice, Luciana Bora (Treviso 1926 – Milano 2007), ha sempre avuto tra i suoi soggetti prediletti gli orti.

I primi orti raccontati sono quelli dell’infanzia, passata tra Treviso e la sua provincia, orti di campagna, addossati a case coloniche, orti governati da mani esperte di contadini.

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Andando per mostre orticole si raccolgono idee e si maturano suggerimenti. Ultimamente ho trovato questa piantina di mais da pop corn e ho pensato che potesse essere un’ottima idea coltivarla insieme ai bambini. Sono così abituati a comprarli già pronti nelle multisale cinematografiche in quegli enormi bicchieroni di carta, che non escludo possano pensare ai pop corn come al frutto ‘dell’albero cinema’. E se anche qualche volta li avete preparati in padella a casa, mi sembra bello potergli mostrare da dove provengono veramente. La scuola dell’infanzia F.lli Cervi di Noverasco ha già fatto un esperimento in questo senso e ha prodotto queste immagini dai semi di mais alla raccolta dei frutti.

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L’iconografia botanica ha origini antichissime. Già 500 anni prima di Cristo si segnalano illustrazioni di piante che avevano però l’unico scopo di rappresentare la pianta dal punto di vista esclusivamente scientifico.

Bisogna arrivare al Rinascimento per trovare soggetti botanici interpretati dalla visione dell’artista. Il più famoso tra i pittori naturalistici fu Jacopo Ligozzi, uno degli artisti di corte dei Medici. I suoi dipinti di piante ebbero un’eco straordinaria in tutta Europa. Altrettanta ne ebbero circa tre secoli più tardi le opere, soprattutto a tema floreale, del francese Pierre Joseph Redouté.

Oggi la pittura botanica ha un seguito di appassionati in tutto il mondo che vede (non poteva essere diversamente) la Regina Elisabetta tra i collezionisti più prestigiosi. In Italia, i pittori botanici sono riuniti nell’associazione Floraviva che ha lo scopo di promuovere questa antica e raffinatissima disciplina pittorica.

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Immaginiamoci Milano vista dall’alto e aguzziamo lo sguardo in cerca di tutti gli spazi dedicati agli orti: davanzali con piantine di aromatiche, bellissimi terrazzi che ospitano frutti e ortaggi, spazi abbandonati trasformati in orti condivisi ed infine periferici orti urbani. Una gigantesca ragnatela verde che dal centro si allarga verso l’esterno, creando una meravigliosa rete produttiva. E’ il verde dell’orto che si sta propagando in tutte le città  e  sempre più numerosi stanno diventando gli ortisti metropolitani.

Per descrivere i contorni di questo fenomeno e per capirne la vera entità è nato a Milano l’Orto Diffuso (in un post precedente avevamo parlato degli orti condivisi romani), che si propone di fare una mappatura completa di tutti gli orti urbani. E’, per dirla con le parole dei loro ideatori, “un network…una comunità virtuale, ma anche fisica che si articola attraverso tutte le persone che utilizzano questi spazi per ripensare la città”.

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“Cipollino era figlio di Cipollone e aveva 7 fratelli: Cipolletto, Cipollotto, Cipolluccio e così di seguito: gente per bene, ma sfortunata. Cosa volete, quando si nasce cipolle le lacrime sono di casa”.

E’ così che Gianni Rodari presenta il protagonista di “Le avventure di cipollino”, un libro scaturito nel primo dopoguerra (1950) dalla sua penna fantasiosa. Un libro i cui personaggi appartengono tutti ad un fantastico mondo di frutta e verdura: il cavalier Pomodoro, il principe Limone, mastro Uvetta, Pirro Porro e tanti altri.

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Location: colline toscane. Regista: Roberta. Protagonisti: fagiolini, fave, pomodori.

E’ veramente un bel film l’orto che Roberta ci propone. Un orto dove tutto sembra studiato con attenzione: i pomodori con la loro scenografica selva di canne pronte a fare da sostegno, le aromatiche (salvie, rosmarini, lavande) che ne delimitano il perimetro, i fiori che fanno capolino dalla terrazza sovrastante.

E i risultati sono sorprendenti: le foto con le ceste piene di buoni prodotti lo dimostrano.

Non c’è dubbio è un orto pieno di cura e di…amore. I pomodorini parlano chiaro.

Tutte le foto naturalmente sono di Roberta

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