come coltivare il fico d'IndiaColtivarlo è facile, basta prendere una pala (così si chiama la sua foglia) e conficcarla per metà nel terreno. Poi farà tutto da solo. Il fico d’India (Opuntia ficus-indica) non è una pianta per tutti i palati e neppure per tutti gli orti. Le sue spine fanno di tutto per rendere il suo frutto poco simpatico e inaccessibile. Tuttavia la sua bellezza è indiscutibile e una volta che avremo preso confidenza con il suo sapore inconsueto e dolciastro, difficilmente riusciremo a farne a meno.

 

POSIZIONE E TERRENO

Dovremo piantare il fico d’India in una zona del giardino poco frequentata, dove si passa raramente per evitare contatti ravvicinati con le sue spine. Per una volta non dovremo preoccuparci della qualità del terreno, se è arido, sassoso e poco fertile al fico d’India non importa un ‘fico secco’, perché si adatterà ugualmente e produrrà generosamente i suoi frutti ambrati, dolci e succosi.

Generalmente resiste a temperature molte basse, intorno ai -8°. Soffre se queste temperature persistono per giorni in quel caso le sue foglie, ricche di acqua, marciranno. A primavera occorrerà ripulirlo dalle parti rovinate e attendere che i fusti rimasti saldi generino nuove foglie verdi, fresche e turgide.

 

CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHEperché coltivare il fico d'India

Il fico d’India appartiene alla famiglia delle Cactacee e per crescere e fruttificare non necessita di acqua. La sua forte adattabilità rende il fico d’India colturalmente interessante se pensiamo ad una terra in balia di eventi atmosferici imprevedibili e con sempre meno risorse idriche. Considerata infine la sua commestibilità e il suo valore nutritivo, il fico d’India è destinato a diventare una delle piante più importanti del prossimo futuro.

Ha pochissime calorie e quindi adatto a qualsiasi dieta, nonostante il suo contenuto zuccherino. E’ ricco di sali minerali, soprattutto di fosforo e calcio. E’ ricco di vitamina A, ma anche di una buona dose di vitamina C. I suoi semi possono dare disturbi intestinali, quindi è meglio toglierli al momento del consumo. I frutti meno pregiati e le stesse pale vengono usate per l’alimentazione di alcuni animali d’allevamento.

 

STORIA E LEGGENDE DEL FICO D’INDIA

Contrariamente a quanto il nome possa fare pensare il fico d’India non proviene dall’India, ma è originario dell’altopiano messicano, dove era presente, secondo alcuni ritrovamenti di semi fossili, già qualche migliaio di anni prima di Cristo. Non è dunque un caso che venga ancora oggi raffigurato nella bandiera messicana.

Nonostante la sua provenienza messicana, per noi italiani il fico d’India rappresenta la Sicilia. Non riusciremmo neppure ad immaginare le coste e le campagne dell’isola prive di questa pianta. La caratterizza così tanto che senza il fico d’India la Sicilia perderebbe colore, sapore, storie, leggende e perfino un poco di anima. Il fico d’India fu introdotto in Sicilia solo nella seconda metà del Cinquecento e lì trovò l’habitat migliore per moltiplicarsi e riprodursi. Gli spagnoli inizialmente lo chiamarono ‘mostro botanico’, ma capirono ben presto che tolte la buccia e le spine il suo contenuto era dolce e salutare.

Una leggenda racconta che il fico d’India sia stato introdotto in Sicilia dai turchi e che fosse velenoso per fare strage di ‘carne battezzata’, quindi di cristiani. Ma il Signore non lo permise e rese la sua polpa dolce e commestibile.

Sempre un’altra bella storia spiega la pratica agricola dello ‘scuzzulato’ o ‘bastardone’, ovvero il fico d’India che fruttifica in ritardo perché gli vengono ‘scuzzulati’ (recisi) i fiori. Sembra che questa pratica sia nata dalla lite di due agricoltori. Il primo geloso dei frutti dell’altro tagliò malamente tutti i fiori alle piante del vicino, pensando di arrecargli danno. Invece non solo la pianta fruttificò ugualmente ma fece frutti più belli e più dolci.

 

PERCHE’ COLTIVARE IL FICO D’INDIAperché coltivare il fico d'India

Coltivare il fico d’India è un ottimo affare. Di questo frutto non si butta via niente. La polpa dei suoi frutti buona, dolce e salutare si può mangiare cruda o impiegarla per preparare dolci, gelati o risotti. La sua buccia può invece essere utilizzata per ottenere un olio dal forte potere antiossidante, antidoto ai radicali liberi e con poteri antitumorali. Mentre le sue pale possono essere trasformate in una polverina adatta a combattere i postumi della sbornia. Ma per saperne di più leggetevi questo link sulla ricchezza degli scarti dei fichi d’India. Infine c’è chi con la fibra delle pale dei fichi d’India ne ricava degli splendidi gioielli naturali.

UN FRUTTO MEDITERRANEO

Ultimo motivo, ma non per questo meno importante, per cui vale la pena coltivare il fico d’India, è che se amiamo le atmosfere mediterranee non possiamo non trovare al fico d’India uno piccolo spazio nel nostro giardino, perché quando lo guarderemo, anche se fossimo in pianura Padana, percepiremo tutto il calore e il colore del Mediterraneo.Fico d'India e muro a secco

 

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