Foto SaorgeSaorge 13 agosto 2017 – Dal diario delle mie vacanze spunta sempre qualche orto. Uno dei miei preferiti l’ho scovato a Saorge, piccolo paese arroccato su una parete rocciosa sovrastante la Valle della Roya. Saorge, in italiano Saorgio, è un luogo incantevole, che solo per qualche chilometro si trova in Francia sulle Alpi Marittime vicinissimo al confine ligure.

L’orto che voglio segnalarvi è l’orto del Monastero di Saorge, antico convento francescano, oggi rifugio creativo per scrittori, traduttori, sceneggiatori e compositori.

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Al giardinoCome ogni Natale, anche quest’anno vorrei potervi consigliare un libro da leggere durante questi giorni di festa. Magari seduti in poltrona, con lo sguardo che vaga dalle pagine del libro al fuoco del camino, assorti in una rilassante e altalenante meditazione. Un libro che parli di orti e giardini ma al tempo stesso anche dei pensieri ad essi collegati. Pia Pera era maestra in questo.

Questa grande scrittrice-giardiniera ci ha lasciati da poco: una malattia incurabile se l’è portata via, sicuramente in qualche giardino di sicura bellezza anche se a noi sconosciuto. Ma a noi per fortuna resta la grande gioia di continuare a leggere i suoi libri. L’ultimo, intitolato ‘Al giardino ancora non l’ho detto’, è un testamento coraggioso ed emozionante, un libro pieno di vita e di speranza, anche se quando l’autrice l’ha scritto il suo destino era già segnato.

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ConciortoCarote che cantano, cavoli che emettono suoni, finocchi che fischiano, zucchine che solfeggiano. C’è da non crederci! Eppure l’altra sera al Teatro del Borgo, un piccolissimo teatro della periferia fiorentina, ho sentito i suoni dell’orto, ma non per scherzo: sul serio! Grazie alla tecnologia Ototo le verdure in scena suonano, cantano, si raccontano: basta sfiorarle e loro hanno qualcosa da dirci.

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Orto mamaE’ possibile fare un orto-giardino dove non c’è terra ma solo cemento? Non solo è possibile ma è auspicabile: più spazi verdi nasceranno più le persone si accorgeranno della presenza indispensabile del verde, più troveranno gradevole viverli, più facilmente si riallaccerà e ricostruirà quel rapporto con la natura ormai troppe volte compromesso.

E allora usiamo le piazze cittadine, ma anche i semplici cortile e balconi, per riepimpirli di verde e imparare di nuovo la ‘natura’. Ultimamente ho progettato, con l’aiuto del giardiniere-vivaista Brando Sammicheli, un orto-giardino in un cortile lastricato per la Scuola di cucina MAMA, a due passi dalle storiche mura fiorentine.

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Trulli e FichiChi è si trovasse a passare dalla bellissima Valle dell’Itria in Puglia, per piacere, per lavoro o semplicemente perché vive lì vicino, il mio consiglio è di fare una sosta ai Giardini di Pomona. “Fra i borghi bianchi di calce di Cisternino e Locorotondo, a poca distanza dall’azzurro mare dell’Adriatico, si trova il Conservatorio botanico ‘I giardini di Pomona’ dove la biodiversità gemma nelle mille e più varietà da frutto antiche provenienti da tutto il mondo e molte delle quali salvate dall’estinzione”. Così si presentano i Giardini di Pomona sulla prima pagina del loro sito e così appaiono a chi vi si reca: uno scrigno di biodiversità ‘fruttifera’ in un luogo incantevole.

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Castel RuggeroSe c’è un luogo che interpreta appieno la bellezza della parola ‘biodiversità’, quel luogo è l’orto-giardino di Castel Ruggero, sulle morbide colline di Bagno a Ripoli. Là le moltitudini orticole si mixano a quelle floreali, in un tripudio di colori, di profumi e di sapori.

Un ettaro di biodiversità gestito dalla famiglia D’Afflitto, geneticamente portati a prendersi cura della terra.

 

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Orto sottovico“Là dove c’era un prato verde ora c’è una città…” in genere è così che funziona, togliere spazi verdi per cementificare, proprio come cantava Adriano Celentano nel ragazzo della via Gluck. Eppure, per quanto possa sembrarci strano, può succedere anche il contrario e dove c’era una discarica può nascere un giardino. E che giardino!

E’ successo a Vico d’Elsa, un piccolo paese vicino a Poggibonsi e al rinomato borgo medioevale di San Gimignano, in una zona ad alta vocazione turistica. Molti anni fa, per l’esattezza nel 2008, è nato il Giardino Sottovico per mano di alcuni appassionati coltivatori di piante grasse, che arrivati ad avere così tante piante da non sapere dove metterle cercavano un luogo dove custodirle. Quel luogo è stato trovato al limitare del paese, in una zona a rischio geologico, usata come discarica. E così sulla spinta di una passione individuale è nato un progetto collettivo: un orto botanico a valenza sociale.

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Orti LabirintoA Montebelluna, in provincia di Treviso, c’è un grande orto sociale (ben 8800 metri quadrati) dove si coltiva oltre agli ortaggi la gioia e il piacere di stare insieme. E’ vero che questo accade un po’ in tutti gli orti sociali, ma questo orto si contraddistingue per più motivi, per esempio ha la forma di un enorme labirinto e quando lo si vede in foto (purtroppo non ho avuto il piacere di vederlo di persona) e soprattutto dall’alto, assume le proporzioni di un progetto veramente spettacolare.

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copertinaPensare al nostro cibo significa prendersi cura di noi e di chi ci sta vicino, perché come sostiene Libereso Guglielmi: “Una corretta alimentazione permette non solo di mantenersi in salute, ma anche di prevenire e curare alcune malattie”. E allora perché non iniziare procurandoci un libro di ricette che prevede l’utilizzo in cucina di erbe e fiori. “Ricette per ogni stagione – con le Erbe ed i Fiori delle Alpi del Mare” di Libereso Guglielmi è pieno zeppo di piatti che prevedono l’utilizzo di erbe e fiori selvatici, ma anche di semplici ortaggi o frutta. Una cucina semplice dove non mancano mai spezie ed erbe aromatiche, che arricchiscono il cibo di sapori e profumi inediti, nonché di proprietà organolettiche importanti.

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Intimi ortiL’orto si sa è fonte di vita, ma anche di ispirazione. Non a caso ci sono artisti che hanno posto l’orto al centro della propria visione artistica, estetica e potremmo quasi dire filosofica. Gianni Caverni è uno di questi. Artista, giornalista e critico d’arte ha da oltre quindici anni scelto l’orto come tema portante delle sue opere.  “Non sono certamente quello che si dice un ortolano e probabilmente non lo sarò mai, anche se per anni ho vissuto in campagna e ho provato a coltivare un piccolo pezzo di terra – racconta Caverni – Tuttavia sono estremamente affascinato dalla perfezione dei vecchi orti, dalle linee, dai segni che vi si possono leggere. Sono completamente catturato da quella che per me è l’estetica dell’orto, simbolo di una ricerca pacifica all’autosufficienza”.

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