L’orto in maggio richiede molte attenzioni e nessuna distrazione. Personalmente ogni mattina appena alzata faccio un giro di perlustrazione e controllo che tutto vada bene, se noto qualche difficoltà provo ad aiutare come posso le piante bisognose. La supervisione quotidiana aiuta a capire i problemi sul nascere e quindi a risolverli con maggiore facilità.

Premetto che il mio orto è giovane, come i miei figli. Sono stati loro quest’anno a chiedermi espressamente di impiantare e coltivare ortaggi, costretti a casa dal Covid 19, hanno insistito per occupare le aree libere con coltivazioni di insalate, pomodori, zucche, zucchine, melanzane, cetrioli, fagiolini, peperoncini e l’immancabile basilico.

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Fare l’orto ai tempi del Coronavirus non è facile! Tanto per iniziare dobbiamo sperare di non averlo lontano dalla propria abitazione, perché altrimenti non ci è neppure concesso raggiungerlo. Almeno in alcune regioni…è di ieri mattina la notizia che la Regione Toscana ora dà la possibilità agli agricoltori amatoriali di raggiungere, nel proprio comune ma anche fuori, il proprio orto, non più di una volta al giorno e massimo a due persone dello stesso nucleo familiare. E’ già un bel risultato! Perché non sono pochi quelli che hanno un piccolo appezzamento nella periferia del proprio centro abitato, che in questo momento, vista la bella stagione, ‘friggono’ per poterlo raggiungere, per ripulirlo dalle erbacce e poi seminare, trapiantare e avere al più presto qualcosa da raccogliere per alleggerire, anche se di poco, il bilancio familiare, ma soprattutto avere il piacere di assaporare prima possibile il gusto unico dei propri ortaggi.

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libro pensieri terraMai come in questo momento chi ha un fazzoletto di terra è fortunato! Non tanto perché può ricavarvi qualcosa da mangiare, che pure è molto, ma perché può trarne grande conforto.

Stare in mezzo alle piante, godere di qualche raggio di sole, occuparsi del giardino, raccogliere qualche fiore, coltivare il proprio cibo è un privilegio enorme sempre. Oggi lo è ancora di più.

L’altra attività che ci è di grande aiuto in tempi di Coronavirus è la lettura. Costretti a una mobilità ridotta, intorno casa se non addirittura in casa, leggere è diventato un passatempo formidabile, oltre che momento di riflessione e raccoglimento. C’è chi lo fa esclusivamente on-line, ma per chi come me ama il fruscio delle pagine, la presenza del libro ‘in carta e inchiostro’, vicino al letto o dovunque si decida di approfittare della sua compagnia, è sicuramente un piacere impagabile.

Per unire terra e lettura ho pensato a un libro terminato da poco, che mi ha fornito molti spunti di riflessione: “La Raccontadina – racconti a passo di vanga” di Francesca Pachetti, edizioni Pentàgora.

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Se siete di Firenze Francesca la conoscete anche senza sapere di conoscerla, anche se non avete mai scambiato una parola con lei. Perché se amate le piante sarete passati tra i banchi dei fiori sotto i portici di via Pellicceria un giovedì mattina. O sarete andati a spasso per la Firerucola la terza domenica del mese in piazza Santo Spirito. Oppure avrete frequentato la mostra mercato dei fiori che si tiene ogni anno in primavera e in autunno ai Giardini dell’Orticultura.

Lei è sempre là tra le sue piante profumate e ordinate. Anche se piove o tira vento. Non ricordo una volta che sono andata e non l’ho vista! La sua presenza è una garanzia, così come le sue piante.

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Che l’orto sia uno strumento didattico, educativo e ricreativo eccezionale è ormai comprovato. Sono moltissime le scuole italiane che hanno deciso di dotarsi di un orto per l’apprendimento curricolare all’aria aperta, come esempio concreto di educazione ambientale e laboratorio per una necessaria consapevolezza alimentare. Un luogo per socializzare, cooperare, condividere e responsabilizzarsi. Dove si impara ‘l’arte dell’attesa e della pazienza’ e l’errore diventa conoscenza. L’orto insegna a prenderci cura di noi stessi degli altri e dell’ambiente che ci circonda.

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Quando penso a Sarah, penso al colore e al sapore della marmellata di lamponi. E non è un torto che le faccio, ma un grande complimento. La marmellata che produce con i lamponi che coltiva nell’orto, ha un colore magnifico e il sapore è quanto di più di buono si possa immaginare.

Sarah è una vera esperta di lamponi: crea nuove piante, li coltiva e li alleva con cura, ne raccoglie e ne vende i frutti e fa delle marmellate squisite per la famiglia e gli amici. Apre e chiude il ciclo produttivo.

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La fattoria dei nostri sogni

Talvolta ci scoraggiamo davanti ai danni fatti dalla dorifora sulle patate, dalle lumache sulle insalate o dalla cavolaia sui cavolfiori. E ci chiediamo come sia possibile non usare veleni quando tutti questi insetti sembrano avercela con il nostro orto o si accaniscano contro il nostro frutteto.

Questo film-documentario ci mostra come la soluzione non sia facile, ma c’é. Nel film “La fattoria dei nostri sogni – La natura come non ve l’hanno mai raccontata”  John e Molly Chester, i protagonisti, nonché proprietari della fattoria, ci raccontano la loro avventura, sulla carta inizialmente impossibile: costruire una fattoria biologica su 80 ettari di terra sfruttati e sterili, senza l’aiuto di antiparassitari dannosi all’ambiente, senza l’ausilio di diserbanti o concimi chimici.

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Produrre da soli i propri semi sta diventando un’attitudine sempre più diffusa tra gli orticoltori più virtuosi. E’ un’operazione che richiede pazienza, dedizione e sapienza, ma fa la differenza!

Chi produce semi in proprio può scegliere e selezionare piante adatte al proprio suolo, al proprio clima e alla propria regione e contribuire alla salvaguardia di ortaggi antichi caduti in disuso, recuperare vecchie varietà locali per evitarne la perdita. E’ così che un umile orticoltore può diventare un fiero e orgoglioso custode di biodiversità!

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In alcuni luoghi l’orto diventa con il tempo un vero e proprio patrimonio paesaggistico e culturale. E’ il caso di Mezzano di Primero, borgo del Trentino segnalato tra i più belli d’Italia. Qui gli orti sono circa 250, uno ogni sei abitanti. Orti ben curati, distribuiti lungo le strade del paese, ciascuno recintato da un vecchio muro in pietra o da una staccionata in legno. Quadrati di terra che oltre ad essere importanti per l’economie familiari locali, caratterizzano e rallegrano il borgo, assolvendo anche una funzione di  parco pubblico ‘diffuso’ poiché regalano a tutti del verde, dei colori e dei profumi e insegnano ad avere con la natura e i suoi ritmi un rapporto ancora più ravvicinato.

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La caratteristica principale dell’orto di Mara è la generosità. Non mi riferisco alla produttività, che pure c’è, ma alla donazione continua che Mara fa delle sue pianticelle. Vi sfido ad andare a trovarla e venire via a mani vuote. Impossibile!

Lo scambio tra giardinieri e orticoltori è pratica diffusa, ma in questo orto è la base e il motivo principale della sua esistenza. Ogni volta che una pianta si espande troppo, che si dissemina in un luogo difficile da gestire, che un pollone nasce dove non dovrebbe o che un seme avanza, finisce in un vaso. Così l’orto pullula di vasi in attesa di nuovi proprietari.

Fare un ‘tour’ dell’orto di Mara è un’esperienza. Lei va avanti, seguita dai suoi gatti, e ti racconta le piante, da dove arriva quel frutto, quanto anni ha quell’albero, che varietà è quel pomodoro e così via.

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