Se mentre stiamo in vacanza sentiamo la nostalgia del nostro orto, potremo passare il tempo sfogliando le pagine di un libro che ci farà sognare un orto ‘diverso’.

Diverso, non migliore non peggiore, ma diverso. Perché ‘Ortaggi insoliti’ il libro di Matteo Cereda, blogger e agricoltore convinto, e Sara Petrucci, agronoma esperta di agricoltura biologica, parla di ortaggi non comuni. Talvolta perché antichi o dimenticati o altre volte perché ‘esotici’ e normalmente coltivati in luoghi lontani, oppure semplicemente meno conosciuti perché la consuetudine ci spinge a coltivare e consumare un po’ sempre gli stessi ortaggi.

“Dalle bacche di goji allo zenzero, dal topinambur alle arachidi, dalla liquirizia alla stevia. Come coltivare ortaggi e frutti dimenticati o esotici, adatti al nostro clima e di elevato valore nutrizionale”. Le piante suggerite dai due autori sono adattabili e facilmente coltivabili alle nostre latitudini e nei nostri campi. Sono 35 in tutto e raggruppate in 4 capitoli. Il primo è dedicato agli ortaggi dimenticati e caduti in disuso, come la scorzonera, la cicerchia, la pastinaca o il lampascione. Il secondo raggruppa delle aromatiche dall’alto valore curativo ma poco conosciute, come il rafano, il dragoncello, l’erba di San Pietro o lo zenzero. Il terzo capitolo è dedicato alle erbe spontanee con importanti caratteristiche nutrizionali e culinarie, come la borragine, l’ortica, la portulaca o il farinaccio. Nell’ultimo e quarto capitolo sono raggruppate delle piante poco coltivate anche se ottime e di facile impiego, come il goji, le arachidi, la liquirizia o l’alchechengi.

Di tutte le piante elencate nel libro Matteo e Sara forniscono curiosità e informazioni, ci dicono come coltivarle in terra e in vaso, come raccoglierle, come utilizzarle e soprattutto come reperirle.

“Il libro è un manuale con i piedi per terra – spiega Matteo – vuole essere spunto applicabile senza difficoltà. Per questo non troverete piante inadatte al nostro clima e neppure coltivazioni così rare da avere sementi difficili da reperire”

E’ un invito ad abbandonare la consuetudine che ci limita e ci induce a coltivare le solite cinque piante senza diversificare. Un appello a coltivare la biodiversità che fa bene al nostro orto e al nostro pianeta. Le piante in varietà si aiutano tra loro: “L’orto bio-diverso è più resiliente – conferma Sara – perché capace di ristabilire un equilibrio dopo un’avversità. Si tratta di un organismo più autonomo, dove il coltivatore sceglie di imitare la natura e ricerca un ecosistema virtuoso cui gli ortaggi possano crescere e gli interventi del coltivatore siano limitati”. 

Proviamo a coltivare più varietà possibili “con curiosità e con uno spirito fresco e genuino – aggiunge Sara – sperimentate, osservate, assaggiate e soprattutto divertitevi nel farlo e nello scambiare con altri i semi delle vostre piante”.

Dopo questa esortazione non ci resta che procurarci il libro di Matteo e Sara e trovare in quelle pagine almeno un ortaggio che ci incuriosisce e accoglierlo nel nostro orto come un regalo inedito da scoprire e accudire.

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