La fiaba del ‘Lago scomparso’ è forse la fiaba più strana che i nostri amici del liceo scientifico di Presezzo abbiano scritto. Ma il fatto che sia strana non vuole dire che non sia affascinante, anzi tutt’altro. Per cui leggete con attenzione questa fiaba dove un lago scomparso viene riportato in vita da un bambino e una carota. Come? Scopritelo da soli….

IL LAGO SCOMPARSO

Nell’alta Val d’Aveto, tra monti verdi non troppo inerpicati, si trovava un laghetto delizioso, uno specchio d’acqua limpida e tranquilla, profonda al punto giusto per nuotare in tutta calma e sicurezza. Si chiamava il Lago di Mezzo.

Di Mezzo fra che cosa? Forse tra due altri laghetti più distanti e più difficili da raggiungere, decisamente meno belli e soleggiati, che si chiamavano Lago di Cima e di Fondo.

Il clima estivo al Lago di Mezzoera sempre mite; insomma un luogo perfetto per la vacanza. Se ne accorsero gli abitanti del  vicino paese di Brugnello e anche tutti i villeggianti che venivano dalla città. E il lago di Mezzo era sempre affollato di gente chiassosa che rovinava la spiaggetta erbosa e teneva la radio ad alto volume e giocava a pallone e lasciava bottiglie di plastica sulle rive e – orrore! – a volte si lavava con il bagnoschiuma nelle acque del lago. E tutto questo durava da mane a sera per tutta la stagione estiva.

Ma un sabato pomeriggio, quando il picco della ressa vacanziera attorno al laghetto era massimo, successe quella faccenda strana. Fu un  attimo. Si sentì il rumore di un risucchio tremendo, come quando si libera con lo stura lavandino un tubo ostruito…ma molto più forte, ecco. E poi l’acqua del lago di Mezzo si riassorbì in un batter d’occhio, sparì nel terreno come se avesse trovato dei canali sotterranei e i bagnanti siritrovarono a sbracciarsi nella ghiaia del fondo del lago e si raspavano la pelle sui sassi asciutti perché di acqua non ce n’era più nemmeno un goccio.

Il lago era scomparso. Nessuno seppe farsene una ragione; i geologi che ispezionarono il terreno constatarono anche che i laghi di Cima e di Fondo erano tracimati un po’ come se l’acqua del lago di Mezzo fosse misteriosamente defluita lì poiché non sopportava più il suo posto.

Nel frattempo a Brugnello accadde un altro fatto strano. Mattia era un bambino allegro e vivace, a scuola se la cavava senza brillare e amava moltissimo le patatine fritte e fare passeggiate nei boschi. Be’, un mattino si svegliò abbastanza presto con un pesante cerchio alla testa. Che sarà mai? “Mamma, stamattina ho un peso alla testa…forse non sto bene” La mamma era di spalle verso il fornello per scaldare il latte; si giròe di botto lasciò cadere per terra il pentolino e il latte si sparse in una pozza bianca. “Ah! Che cosa hai fatto?” e indicava la fronte di Mattia.Il bambino si toccò la fronte e ci sentì attaccata una carota con tutto il suo verde. Tirò, tirò…ma la carota non se ne venne via; sembrava incollata con una colla potentissima. Mattia, allo specchio, giurava di non aver nemmeno mai visto una carota così.

La mamma lo portò dal dottore che non seppe cosa fare e poi – guarda un po’! – dal calzolaio, che di collami potenti se ne intendeva. “ E’ strano – sentenziò quest’ultimo – la chiave non è incollata alla pelle. Non c’è traccia di colla. Non la si può nemmeno tagliare. Sembra come magnetizzata”. In quel momento entrò nella bottega del calzolaio una guardia forestale per farsi riparare gli scarponi e vide la carota in questione. Sollevò il viso di Mattia e lo ispezionò. Notò che la carota presentava intagli nella parte centrale, nel mezzo per l’appunto.

Proprio adesso che il lago di Mezzo era scomparso? C’entrava forse qualcosa? Tentativo per tentativo, valeva la pena di provare. “Vieni con me” disse la guardia forestale a Mattia. E un gruppetto di persone, con la guardia e Mattia in testa, andarono fino al cratere vuoto del lago di Mezzo. Che desolazione!

Le piante erano già di un verde polveroso e tutto il luogo era secco e grigio. La guardia invitò Mattia:” Vai avanti un po’. Vediamo se succede qualcosa”. Il bambino avanzò fino ai bordi di quello che era il lago di Mezzo. Si alzò un insistente soffio di vento che, come per incanto, polverizzò tutta la ghiaia del fondo del lago e una foglia scese con il vento a scrivere nella sabbia.

Tutti rimasero in silenzio e le parole scritte dal lago scomparso comparivano man mano. Voglio essere rispettato. Non ne posso più della maleducazione e del chiasso e delle bottiglie di plastica. Voglio poter amare gli uomini e stare in pace con loro…shalom, salaam, eirene, pax, pace….

Mattia sbirciò la guardia che gli fece cenno di dire di sì. Allora il bambino parlò:” Non ti preoccupare, sarà come vuoi – te lo prometto -ma tu torna fra noi…ci manchi…”. Forse il lago scomparso si commosse alle parole del bambino perché Mattia si sentì attrarre violentemente verso il centro del lago in secca, come se la fronte lo tirasse e la carota fosse chiamata da una calamita che lo fece correre per un bel pezzetto con la testa in avanti e i piedi un po’ indietro. Finalmente si fermò.

La gente in riva al lago lo incitava e la guardia forestale gli urlava che ci avrebbe pensato lui a far rispettare il lago. Ma Mattia si guardava attorno e non sapeva che fare. Non capiva proprio a che cosa servisse la carota sulla sua fronte. Quando vide una fila di formiche nere che finivano tutte in una direzione ebbe l’idea. Le seguì, si chinò per spostare la sabbia dove quelle si infilavano e scoprì un buco nella terra, non tanto una crepa ma….sì! La cavità di una carota strappata dal terreno nel mezzo del lago di Mezzo!

Mattia prese dalla sua fronte la carota che si staccò come se niente fosse, senza resistenza. L’incantesimo sembrava ormai finito. La carota “di mezzo” entrò perfettamente. Un gorgoglio ribollì dalle viscere della terra e infiniti rivoli d’acqua trasudarono ovunque; il lago ricomparve. Mattia sorridente tornò a riva a nuoto e fu festeggiato da tutti. Il Lago di Mezzo ritornò ad essere un luogo per prendere il sole e fare il bagno, pulito e silenzioso, dove uomo e natura insieme godevano di giusta pace.

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