Dato che l’anguria si troverà in vaso per tutta la durata del ciclo colturale, la scelta del vaso e del terriccio risultano molto importanti.
Naturalmente dovremo munirci di vasi piuttosto grandi visto la mole dell’ortaggio in questione, profondi almeno 40 cm e capienti almeno 40 litri. Un contenitore così sarà sufficiente per una sola pianta. In alternativa cerchiamo dei grandi sacchi di fibra intrecciata.
Possiamo optare per un vaso in terracotta, che è più elegante, o in plastica, se preferiamo annaffiare meno, dato che in quest’ultimo caso si avrà una minore evaporazione dell’acqua.
L’anguria ama i terreni sciolti e fertili, ricchi di stanza organica. Diamo la preferenza a terricci di buona qualità, di cui oggi si trovano tanti tipi in commercio. Ce ne sono alcuni già arricchiti di compost, oppure che contengono degli inoculi di micorrize, particolari funghi che stimolano la crescita radicale entrando in simbiosi con le radici. Bisogna considerare che il cocomero avrà a disposizione solo il volume di terra del vaso, quindi è bene che sia ben nutrita.
Al momento del trapianto sarà buona regola aggiungere un ammendante come compost o letame maturo, se disponibili, e se non già presenti nel terriccio. Gli ammendanti arricchiscano il substrato degli elementi nutritivi necessari alla crescita della pianta: azoto, fosforo, potassio e non solo. Se non riuscissimo a trovare del letame o del compost, magari perché viviamo in città, possiamo scegliere dello stallatico in pellets o altri prodotti di origine naturale da aggiungere al terriccio.
L’anguria si semina in luna crescente in semenzaio protetto o all’aperto quando le temperature saranno stabilmente sopra i 18° e quelle notturne non scenderanno sotto i 15°. Consideriamo che i frutti per arrivare a maturazione impiegano dai 3 ai 5 mesi a seconda delle varietà. Per cui seminiamo prima possibile o rischiamo che il periodo estivo non sia sufficiente!
Trapiantiamo le giovani piantine quando avranno messo 4 o 5 foglie, ovvero circa un mese dopo la germinazione. Una volta che saremo certi del loro attecchimento potremo (ma non è indispensabile) cimare la pianta, lasciando 4 o 5 foglie adulte, per aiutare lo sviluppo dei getti laterali.
Diamo all’anguria una posizione calda e soleggiata e somministriamo acqua con regolarità, soprattutto nella fase vegetativa e durante la formazione dei frutti. Per questo motivo potremo pensare di posizionare dei sottovasi, da riempire di acqua alla sera, nei periodi di maggiore siccità, e controllare che questa venga assorbita nel corso della notte, per evitare comunque un ristagno eccessivo.
Durante lo sviluppo della pianta sarà importante prendercene cura con qualche semplice gesto importante.
L’irrigazione costante è una regola d’oro se non vogliamo compromettere la fruttificazione. Dal momento che vedremo i primi frutti dovremo aspettare circa 40 giorni prima di raccoglierli.
Ma sarà bene ricordare di ridurre l’acqua quando i frutti stanno andando verso la maturazione, almeno il loro sapore sarà più dolce e concentrato.
Man mano che le piante crescono ogni tanto potremmo spruzzare sulla vegetazione delle farine di roccia come zeolite e basalto, che hanno un effetto rinforzante e protettivo dalle avversità come malattie insetti. Non in ultimo, queste farine apportano un po’ di nutrimento aggiuntivo per via fogliare, il che non guasta, soprattutto per il potassio, che aiuta nello sviluppo di un sapore dolce del frutto.
Il momento migliore per la raccolta sarà quando vedremo che il picciolo del frutto inizia a seccare e quando battendo con il pugno sull’anguria il suono prodotto sarà più ‘ampio’ e meno secco. Inoltre, a maturazione la buccia perde quella sorta di patina bianca polverosa che invece prima è presente.
Non vi aspettate grandi scorpacciate: l’anguria del balcone sarà mono-porzione!
All’anguria piace arrampicarsi su balaustre e sostegni, ma i frutti sono pesanti e andranno sostenuti con dei legacci, mentre nel caso toccassero terra meglio isolarli dal suolo con una piccola tavoletta per evitare marciumi.
L’anguria apprezzerà la compagnia di tutte le piante che richiamano gli insetti impollinatori come la lavanda o i classici fiori annuali che si coltivano molto bene anche in balcone: zinnia, cosmea, calendula, tagete e altri ancora.
Gradirà come compagni di vaso anche cipolle e agli che contribuiranno a tenere lontani nottue e afidi. Se temete la peronospora, usate del macerato di ortica o di equiseto, mentre nel caso di oidio è molto utile il bicarbonato di sodio, nelle dosi di circa 7-8 grammi per litro di acqua nello spruzzino.
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