Gli incantesimi della terra e la passata di pomodoro

Questa è la storia di un gruppo di coltivatori con un sogno comune: la passata di pomodoro. Grazie ad un orto collettivo, tra differenze e divergenze, tra entusiasmo e fatica, hanno seminato, annaffiato, raccolto e trasformato tantissimi pomodori in rossa conserva.

C’era una volta un gruppo di persone che aveva voglia di lavorare la terra insieme. E una di loro aveva della terra da mettere a disposizione di tutti. Poi accadde che tutti desideravano avere della passata di pomodoro da consumare nel corso dell’inverno. A quel punto l’intento comune generò un incantesimo che fece smuovere montagne e con pochi mezzi e poca conoscenza, ma tanta, tanta voglia di mettersi alla prova, iniziò un sogno rosso come il pomodoro.

E’ successo davvero. La quantità di passata di pomodoro non è stata esattamente quella preventivata, ma tant’è che ciascuno ha portato a casa un buon numero di barattoli di conserva, forse non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno invernale, ma una cosa è certa: quei barattoli sono il risultato di un incantesimo della terra e il loro contenuto è unico per sapore e per significato.

Fase uno: la semina del pomodoro

Eccoli lì, chini sui vasetti pieni di terra a mettere semini di pomodoro con la speranza che diventino giovani piante. Tutti intenti a preparare i semenzai: “Mettiamo un po’ di ‘Costoluti fiorentini’, di Perini, di Ciliegini, di Datterini, molti diventeranno conserva ma un po’ li raccoglieremo anche per il nostro consumo giornaliero”. “Contiamoci: quanti sono quelli che partecipano a questo ‘incantesimo?”. “Quanti pomodori servono per fare un un chilo di conserva?” “E…. quanti pomodori produce ogni singola pianta di pomodoro?”. “Per il momento piantiamo 200 piante di pomodoro e poi staremo a vedere, magari ne mettiamo altre in un secondo tempo”. “Ci sono i semi della Samantha, che producono ottimi pomodori e non hanno bisogno di molta acqua. Li mettiamo giù più tardi…”. “Sapete che la Samantha ha anche spazio nelle sue serre e ospiterà i nostri semenzai?…Speriamo che tutto vada bene!”.

Fase due: la preparazione del terreno

Il gruppo di amici è in piedi accanto alla colonica e guarda la terra con aria sognante: una distesa d’erba incolta, ci sono tante erbe spontanee buone da mangiare subito e con l’aiuto di chi nel gruppo conosce ‘gli erbi’ (in Versilia vengono chiamate così le erbe selvatiche commestibili) decidono di effettuare la prima raccolta senza semina. Poi la cruda realtà: “La terra è dura e non è stata lavorata da molto tempo. Dovremo chiedere l’aiuto di qualcuno, a mano non ce la faremo mai a dissodare tutta la terra che ci serve per la piantagione dei pomodori”. La Provvidenza è dietro l’angolo e arriva una notizia salvifica: ”Il vicino si è reso disponibile ad aiutarci con il motocoltivatore. Evviva!!!”.

Ci sono i primi germogli che spuntano in serra, la terra pronta ad accoglierli e l’entusiasmo che sale. Cosa desiderare di più? Qualche pianta di zucchine, di fagiolini, di piselli, qualche zucca e, per non farci mancare niente, anche dei meloni. Nessuno si chiede come faranno a seguire tutto questo ben di Dio…beata incoscienza! Quando si inizia un’avventura è giusto buttarsi. E non importa se chi partecipa ha trenta o sessanta anni, ci si butta e basta. C’è chi preoccupato tira il freno, c’è chi si affida all’esperienza altrui e chi ha fiducia che comunque tutto andrà bene. E intanto si procede.

Fase tre: il trapianto del pomodoro

La terra è bassa, chi non lo sapeva lo scopre presto suo malgrado. Trapiantare le giovani piante richiede cura, pazienza, precisione e….capacità di stare chinati a guardare la terra. C’è chi queste qualità ce le ha innate, c’è chi le deve acquisire. C’è chi non ha mai messo una pianta in terra e chi ne ha messe fin troppe. Gli ‘esperti’ dispensano consigli. Ogni esperto ha un suo metodo che non sempre corrisponde e collima con quello altrui. “Va fatto un solco e poi riempito”. “Facciamo le prode rialzate”. “Mettiamo del concime per dare sprint alle piante”. “Non occorre concime soprattutto se di sintesi, altrimenti non avremo un raccolto biologico”. “Ripuliamo dalle erbacce”. “La terra ha bisogno di protezione e copertura, se togliamo le erbe dopo vanno rimesse sotto forma di pacciamatura”. “Va rispettato il colletto della pianta” “Interriamo bene il colletto del pomodoro che intanto la parte interrata radicherà a sua volta e irrobustirà la pianta”

I pareri sono molteplici e occorre ascolto, pazienza e volontà di trovare la soluzione che accontenta tutti. Anche l’interpretazione dei consigli è personale e alla fine il risultato è piuttosto ‘variegato’: i pomodori sono in terra, ma nessuno pomodoro è stato trapiantato in ugual modo. Chi necessitava di precisione e omologazione deve adattarsi a una piantagione diversificata e improvvisata. Questo è quello che accade quando si lavora in molti, decidendo ora per ora il passo successivo…

Fase quattro: l’innaffiatura del pomodoro

E qui arriva il bello…o forse il brutto. La terra è provvista di un punto d’acqua e di una gomma e in terra ci sono giovani piante di ogni genere e varietà, tutte bisognose di irrigazione. “Senza un impianto d’irrigazione è impossibile farcela”. “Ce la faremo anche così. L’impianto è costoso e non abbiamo soldi”. E su questa problematica avviene il primo vero scollamento. Una parte rinuncia e si ritira su altri orti e altri vanno avanti convinti che all’‘agognata passata’ non si può rinunciare.

Inizia il calvario irrigazione su e giù per il campo con una gomma che ogni settimana diventa sempre più lunga. Ma il caldo diventa imbarazzante, le temperature impazziscono e le piante hanno sempre ‘la lingua di fuori’. La falda di acqua lì in pianura è poco profonda e il costo per la realizzazione di un pozzo diventa per la proprietà possibile e plausibile. L’acqua d’ora in poi ci sarà in abbondanza, ma annaffiare è ogni volta un ‘tour de force, qualche volenteroso aumenta i punti d’acqua e la gomma diventa più corta e leggera. Intanto si raccolgono i piselli, i fagiolini e i primi zucchini. I pomodori sono verdi, ma ci sono e numerosi.

Fase cinque: la raccolta del pomodoro

Le ceste sono piene e le cassette straboccano. Il raccolto è generoso. Non si erano mai registrate temperature così alte e nel campo sotto i cappelli di paglia si fanno le peggiori sudate. I più anziani arrivano al campo un po’ prima i ‘giovani’ sfidano il caldo e arrivano all’ora che vogliono. Io che appartenevo al primo gruppo dopo una certa ora svenivo!!!!

Stare dietro a tutto è quasi impossibile, le risorse umane con l’avanzare dell’estate si fanno via via più esigue e le forze scarseggiano. Fa capolino lo scoraggiamento e prorompe la fatica che alimenta la tensione.

Le verdure vengono divise tra chi quella mattina è presente, ma tutti quelle cassette di pomodori chi le trasforma in passata? All’inizio del sogno avevamo pensato a una bella festa colorata e imbrattata di rosso, dove uno sbuccia, uno passa, l’altro mette in pentola e uno mette in barattolo. Ma a nessuno era venuto in mente che i pomodori non maturano tutti insieme e che ogni settimana avremmo dovuto pensare a come trasformarli in passata di pomodoro.

Fase sei: la conserva di pomodoro

Sul posto non c’è neanche una pentola o un fornello da campo e come se non bastasse ciascuno fa la passata a modo suo, secondo i propri gusti e i propri saperi. La diversità trionfa in ogni mossa e in ogni azione, trovare il giusto equilibrio tra le esigenze proprie e altrui diventa l’esercizio numero uno.

Intanto la più brava e la più volenterosa si fa carico di portarsi a casa propria i primi pomodori maturi e inizia la preparazione della passata. I primi barattoli arrivano sullo scaffale. Altri componenti del gruppo trovano la forza e il coraggio di seguire l’esempio e fanno altrettanto. Piano piano tutti ci provano e mettono su whatsapp la foto del risultato dell’avvenuta trasformazione e del successo riportato.

Sul finire si provvede a portare al campo, vicino al tavolo ombreggiato dal Ginkgo biloba (che serve al riposo, alla consumazione dei pasti e alle infinite discussioni) le pentole, i colini e il fornelli per la lavorazione in loco degli ultimi pomodori. Così anche coloro che fino all’ultimo non si erano cimentati nella preparazione della conserva e che ancora non avevano provato il brivido del pomodoro ovunque e comunque, hanno potuto portare a casa la propria quota parte di barattoli.

Ed ecco che i pomodori stremati dal caldo e stanchi di vederci stramazzare hanno finalmente smesso di produrre e noi abbiamo finalmente tirato il fiato.

Conclusione

L’importante è non arrendersi e andare avanti anche quando qualcosa ti dice che non ce la puoi proprio fare che il caldo è troppo e che in fondo ‘chi te lo fa fare’. Perché un barattolo di conserva biologica si può anche comprare, ma la stessa cosa non si può dire delle chiacchiere spese tra una fila e l’altra di pomodori mentre le gocce di sudore ti rigano le tempie. Perché il pomodoro che si compra magari ha dentro del licopene, sali minerali e vitamine, ma non la voglia di stare insieme, di confrontarsi, di provare a noi stessi che si può anche essere produttori e non solo consumatori.

Certo il nervosismo si è fatto sentire più volte nel corso di questo incantesimo e nessuna bacchetta magica può risolvere le questioni e i conflitti se ciascuno non si mette in ascolto dei sentimenti e dei bisogni altrui. La comprensione è la prima cosa da sviluppare se vogliamo stare insieme nell’orto o altrove.

Quindi una cosa l’abbiamo imparata: la difficoltà non è tanto coltivare un pomodoro, che bene o male cresce sempre, ma coltivarlo insieme. Su questo dobbiamo lavorare e imparare ad accettare gli errori nostri e altrui, perché intanto, per quanto bravi si possa essere, con la terra c’è sempre da imparare e questa dà sempre delle grandi lezioni a tutti!

E’ stato un incantesimo zoppicante, che ha avuto momenti di difficoltà, sicuramente non perfetto, ma di grande respiro e apprendimento per tutti. La perfezione accadrà, se accadrà, un’altra volta…

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  1. Quando e come seminare agli e cipolle ha detto:

    […] Coltivazione di agli e cipolle nell’orto collettivo (dove si compiono incantesimi di pomodori) […]

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