A Pietrasanta la Food Forest che rispetta le erbe spontanee

In Versilia c’è un ‘bosco che alimenta’ che si basa sulla cooperazione tra le piante, dove si impara a comprendere l’utilità e la bellezza delle ‘erbacce’

La Food Forest e l’utilità delle erbacce

Ci sono luoghi destinati alla produzione del cibo dove le ‘erbacce’ sono ben viste, dove sono accolte e custodite. Luoghi in cui la biodiversità è considerata elemento imprescindibile necessaria alla salute nostra e del pianeta.

Uno di questi è la Food Forest Comunale di Pietrasanta al cui ingresso era stato affisso un piccolo manifesto per ricordare a tutti i motivi per cui le erbacce non vengono tagliate. E’ talmente importante ricordare l’utilità di queste preziose alleate che mi sembra opportuno pubblicarne il testo per intero.

Luogo Comune Pietrasanta - InOrto

Perché lasciamo crescere l’erba?

Perché una Food Forest è costituita da alberi da frutto di alto fusto, alberi da frutto più bassi, arbusti, erbe aromatiche perenni, ortaggi, specie rampicanti e tuberi, ‘sette strati’ in relazione tra loro, che favoriscono la biodiversità e la salute delle piante. L’’erba alta’ è parte di un sistema complesso ed è costituita da piante diverse in sinergia tra di loro, a loro volta in sinergia col tutto che le circonda;

l’erba è condensatore naturale di acqua, permettendo al suolo di inumidirsi e favorire la vita di microrganismi e altri animali;

l’erba alta mitiga l’impatto delle alte temperature estive sul suolo e sulla vita che esso ospita;

       

le erbe ospitano la vita di tanti piccoli animali ed insetti;

le radici delle erbe sono collegate a quelle di altre piante costituendo un unico insieme vitale;

lasciando crescere l’erba impariamo a riconoscere le erbe e a vederle in tutte le fasi della loro crescita;

lasciando crescere l’erba, possiamo imparare a riconoscere le erbe alimentari;

lasciando crescere l’erba possiamo capire com’è il suolo che le ospita: soffice o compattato, acido o alcalino, e se è ricco o meno di sostanza organica;

l’erba alta può fornire la biomassa utile per pacciamare il terreno per colture speciali;

le erbe, quando vanno a fiore o a seme, attirano insetti e uccelli;

le erbe lasciate crescere fino allo sviluppo del loro seme possono riprodursi;

l’erba alta dà ombra alle piante più delicate e sensibili ai raggi solari;

le erbe alte dissuadono dal calpestare e quindi compattare il terreno;

i rovi migliorano il terreno e ospitano tanta vita:

i rovi in questa Food Forest coprono le ceppaie degli alberi che sono stati abbattuti dal fortunale del 5 marzo 2015; lo direste che ci sono ben 19 ceppaie nascoste?

Lasciamo crescere le erbe perché raccontano la storia del luogo; come le viti della nostra Food Forest che hanno aspettato 30 anni, silenti, fino all’abbattimento di piante decennali, per ritornare a crescere;

l’erba quando cresce e si secca ridà nutrimento al suolo che l’ha originata, permettendo la formazione di sostanza organica; lo sapete che in un ettaro ogni 1% di materia organica può stoccare 168.000 litri d’acqua?

non tagliamo l’erba perché sovente tra di essa crescono alberelli da frutto originati da un seme caduto che possiamo lasciare crscere o trapiantare;

lasciamo alte le erbe perché si gioca meglio a nascondino!

Ma gli amici di Pietrasanta non sono i soli ad avere compreso l’importanza delle erbacce. Richard Mabey, famoso botanico inglese parla di queste erbe, che vivono ai margini delle società vegetale, come di alleati ‘importanti per il sistema immunitario del pianeta, preziose per le loro proprietà curative, belle per le forme e i colori, eppure così strenuamente combattute dall’uomo che le ha sempre considerate pericolosi invasori dei suoi spazi”. Mentre la scrittrice Pia Pera le definisce “indomiti guerrieri vegetali dall’irreprimibile vitalità, da cui dipende la salvezza del pianeta”.

Progetto per Food forest Pietrasanta - InOrto

Food forest, il bosco che alimenta

Dovremo dunque iniziare ad avere rispetto assoluto per queste amiche della fertilità dei suoli. Alla Food Forest di Pietrasanta sono tra gli elementi determinanti del progetto “Un bosco che alimenta” ideato e realizzato dalla “Associazione Luogo Comune” nata per ricostituire una nuova idea di comunità, aperta sia alle realtà associative presenti sul territorio che ai singoli cittadini per conoscersi e scambiare saperi e opinioni.

Alla base di un bosco giardino edibile c’è la cooperazione tra le piante, ed è questo che rende produttiva e autosufficiente una foresta. “Nei boschi edibili, alberi da frutto e cespugli eduli, erbe aromatiche e ortaggi crescono insieme su livelli diversi…un sistema così costituito ha una resa più elevata rispetto a un frutteto monoculturale della stessa grandezza, sia perché la biodiversità favorisce la salute delle piante, sia perché l’uso del sole è massimizzato dalla posizione strategica delle piante in modo che mettano le foglie in momenti diversi dell’anno”.

“In questo pezzo di terra messo a disposizione dal Comune di Pietrasanta, collocato tra piccoli condomini e una scuola materna, si è sperimentato per ben sette anni” – racconta Stefania Brandinelli, tra le promotrici del progetto – “all’inizio l’entusiasmo era alto e la partecipazione più unanime, ma anche dopo quando le forze si sono ridotte, questo piccolo ecosistema è riuscito a andare avanti da solo e a rigenerarsi autonomamente nonostante i nostri interventi si siano fatti a  mano a mano sempre più esigui”.

Calendula Officinalis - Food Forest - InOrto

Il futuro della Food Forest

Moltissime sono le piante presenti. Tra gli alberi più grandi ci sono i pioppi e poi una folta schiera di alberi da frutto: un giuggiolo, un melograno, un sorbo, un fico, un pesco, un pero cotogno, meli, corbezzoli, nespoli, prugnoli, susini e tante varietà di salici, per fare cesti e canestri. E poi ancora uva, lamponi, fragole, topinambur. E negli anni passati anche pomodori, zucche e piante da orto.

Il prossimo anno, trascorsi sette anni, scadrà la concessione comunale e il futuro di questo pezzo di terra è in bilico: la stanchezza di chi se ne è preso cura a lungo si fa sentire e sembra arrivato il momento di un passaggio di mano. Forse il quartiere lo adotterà e questo giardino sperimentale troverà nuova linfa o forse nuove energie spunteranno fuori come ‘erbacce’. Una cosa è certa la resilienza  è una caratteristica fondante di questo bosco, che solo dopo un mese dalla sua inaugurazione fu investito da un fortunale impetuoso che causò la caduta di 10mila alberi su tutta la costa. Anche ‘lui’ subì ingenti danni, ma si è ripreso e fa di tutto per resistere, ieri ai venti forti oggi alla siccità.

Questi giardini che, secondo il pensiero del paesaggista Gilles Clèment, seguono il flusso naturale dei vegetali, che si inscrivono nella corrente biologica che anima il luogo e la orientano, che non considerano una pianta un oggetto finito, che non la isolano dal contesto che le fa esistere, meritano una lunga lunga vita. Perché “giardini di questo tipo non dovrebbero essere giudicati sulla base della loro forma ma piuttosto sulla base della loro capacità di tradurre una certa felicità di esistere”.

Nespolo - Food Forest - InOrto
Prunus Pissardi - Foord Forest - InOrto
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