Riflessioni sul cambiamento climatico nell’orto-giardino

Oggi con le stagioni sempre più imprevedibili è inevitabile non meditare sul cambiamento climatico e su come fronteggiarlo nell’orto e nel giardino dove l’acqua è ancora di più un bene prezioso.

Cambiamento climatico nell’orto

Siamo a fine ottobre e oggi ha fatto due gocce di acqua. La terra è asciutta come una prugna secca, dura come il cemento e occorre il martello per piantarci qualcosa. Sarà che vivo in Versilia sulle pendici di questa montagna rocciosa quindi le acque scorrono veloci a valle, ma qui tutto ha sete e le piante, come dico io, hanno ‘la lingua di fuori’, siamo quasi a novembre e sono ancora costretta a annaffiare.

Questa zona era fino a pochi anni fa conosciuta come zona piovosa ed umida, dove le estati erano fresche e interrotte da singhiozzi piovosi. Oggi quelle piogge sono un ricordo e le temperature si sono innalzate visibilmente. Il cambiamento climatico è evidente e se prima chi ne parlava veniva additato come visionario, adesso è sulle prime pagine di tutti i giornali: c’è, è qui con noi, e dobbiamo capire cosa fare.

Non pretendo, su queste pagine, dire cosa occorre fare nel mondo, ma solo quello che possiamo fare nell’orto, che poi è la stessa cosa in scala ridotta. Dobbiamo adattarci, cambiare i nostri comportamenti e resistere. Ho trascorso l’estate chiusa in casa, uscendo solo la mattina presto e la sera molto tardi e quando andavo nell’orto, l’unica cosa che potevo fare era annaffiare, annaffiare e ancora annaffiare. Il mio orto ha l’impianto ‘goccia a goccia’ programmato, ma le altre piante ne sono prive e anche la siepe di piante autoctone, che ha superato i tre anni di vita, ha avuto bisogno di acqua. Era uno strazio stare in giardino, non sapevamo se potevamo farcela e qualche pianta infatti non ce l’ha fatta.

L’orto ha avuto tempi sballati, ha raccolto chi rischiando aveva seminato presto, chi invece ha aspettato i tempi canonici ha dovuto attendere la fine del caldo torrido per vedere le piante ‘muovere i primi passi’. Così ho avuto tante melanzane messe in campo prestissimo, mentre i pomodori che avevo seminato in serra e che ho atteso qualche settimana in più a trapiantare, hanno prodotto pochissimo con il caldo e poi sono esplosi sul finire dell’estate e li sto ancora raccogliendo. Il caldo eccessivo inibisce, tanto quanto il troppo freddo. Programmare diventa sempre più difficile, occorre osservare e farsi guidare dall’istinto più che dalla ragione. E non siamo abituati a farlo.

Dovremo pensare a sostituire piano piano tutte quelle colture che necessitano di acqua e sostituirle con quelle che ne chiedano poco o punta e che sopportano meglio il calore. Le mie belle hidrangee o ortensie lasceranno il posto a ciuffi di aloe. Lo so non era esattamente quello che avrei voluto quando ho iniziato a fare il mio giardino, ma suppongo di non avere grande scelta.

E nell’orto dovremo operare nello stesso modo, ma essendo stagionale noi potremo giocare maggiormente e trovare nuovi stratagemmi. Per esempio scegliere per l’orto estivo solo ortaggi con scarse esigenze idriche e abituate alle alte temperature e lasciare quelli che amano il suolo fresco e clima mite all’orto invernale, considerando che ormai forse non dovremo più fare conti con le gelate. Magari di alcuni ortaggi, come le patate, potremo addirittura effettuare due raccolti all’anno. Dovremo coltivare nelle pause tra il troppo caldo e il troppo freddo (se ancora verrà), ma soprattutto dovremo sperare che piova.

L’orto senza acqua

L’assenza di pioggia è l’aspetto più preoccupante, che ci costringerà ad aguzzare l’ingegno. Per esempio cercare di ottenere semi da piante che crescono senza o con poca acqua (e guardate che esistono) o usare smodatamente la pacciamatura, che fa miracoli per trattenere l’umidità nel terreno. Dovremo allungare le antenne e recepire tutte le tecniche di coltivazione che possono aiutarci a gestire queste nuove emergenze. Evviva gli sperimentatori che sapranno indicarci nuove strade!

Raccogliamo più pioggia possibile. Dovremo imparare a conservare e gestire tutta l’acqua che scende dai pluviali: bidoni e cisterne potranno darci una grande mano. Ogni goccia è un tesoro e solo i più fortunati possono avvalersi di pozzi e sorgenti.

Ma queste sono solo le prime riflessioni a ‘caldo’ che mi sono venute in mente, sicuramente in futuro parleremo molto del cambiamento climatico e di come gli esperti dell’orto ci suggeriranno di affrontarlo.

Autunno nell’orto

Nel mio orto oggi, a fine ottobre, convivono colture estive e colture invernali. Alcune parcelle sono ancora occupate dai pomodori che continuano a produrre, mentre altre accolgono finocchi, cicorie, carote, radicchi, barbabietole, bietole e cavoli, tanti cavoli, che stanno procedendo a passo svelto, visto le temperature miti. Ma il problema è ancora l’acqua…

Le vasche rialzate, che in estate si asciugano troppo, in questo periodo mi permettono una terra più ricca e friabile. Le parcelle più argillose sono invece difficili da coltivare e con il tempo dovrò pensare a renderle sempre più fertili, non solo aggiungendo stallatico maturo, che pure se lo abbiamo non guasta, ma anche con ciò che riusciamo a produrre da soli: sovescio, compost, sfalcio, foglie, fieno, cippato di ramaglie e chi più ne ha più ne metta.

L’autunno, si sa, è un bel momento per le riflessioni. La sua dolcezza invita a passeggiare in giardino e a meditare. E anche se le piogge tardano ad arrivare godiamoci la sua opulenza fatta di castagne, noci, funghi e vino nelle botti. Facciamo scorta di bontà e apriamo le nostre menti, la terra è generosa e se sapremo ascoltarla ci darà buoni consigli.

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