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Buongiorno,
colgo l’occasione per chiedervi un consiglio.
Ho un terreno di circa 3500 mq, in provincia di Milano zona nord-ovest, in questo momento è completamente abbandonato;
non ho molta esperienza in agricoltura ma ho molta voglia di fare e il lavoro non mi spaventa.
Dato che sono disoccupato cosa mi consigliate di fare in questo appezzamento?
Vorrei renderlo remunerativo e magari farlo diventare il mio lavoro.
Grazie,
(Luca – Milano)

Risposta

Buongiorno Luca,
la tua voglia di fare è contagiosa…Grazie che la trasmetti!
Il tuo terreno può essere un’occasione per allestire un bell’orto alle porte della città e quindi fruibile anche dai tuoi vicini milanesi e non. Potresti pensare quindi di progettare e realizzare praticamente poi un orto a coltivazione varia e stagionale con verdure e frutta per confezionare e vendere infine delle cassette miste di ortaggi di stagione. Se inizi in piccolo nel tuo terreno – palestra agricola – puoi certamente ricavare un reddito minimo da investire in futuro per espanderti se ti sembra la giusta via da percorrere…ci sono tanti terreni da coltivare alle porte delle città!
Come disegnare un orto? Consulta pure il link al sito che trovi qui!
Salute e buon orto.

Orto collettivoNegli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno insolito e inarrestabile: la moltiplicazione degli orti all’interno di tessuti urbani e di contesti sociali inconsueti come scuole, ospedali, carceri, ecc. È come se gli orti fossero usciti dalle loro recinzioni, avessero scavalcato i confini e si fossero diffusi ovunque, alla ricerca di nuovi spazi e nuove funzioni, oltre a quella atavica di luogo dove ci si procura il cibo. Con la convinzione, sempre più condivisa, che coltivare un orto faccia bene alla salute, allo spirito e al portafoglio.

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Salve,
ho 60 anni, vivo a Crotone in Calabria, di professione, sono impiegato pubblico.
Per investimento da lasciare un domani a mio figlio.
Possiedo in città un terreno di circa 2700 mq, adibito a verde pubblico in mezzo ai palazzi, in zona centrale e mi era venuta un’idea cioè creare delle serre per coltivare delle piante – ma non so che cosa – , oppure farci dei campetti di calcetto.
Il sogno sarebbe creare orti biologici per la vendita e visite a scopo didattici e sociali per anziani e studenti.
Che idee mi date a riguardo?
Grazie.
(Ettore – Crotone – Calabria)

Ciao Ettore,
il tuo terreno in piena città di Crotone lo consideriamo una vera e propria Oasi.
Le sue potenzialità sono diverse e tutte degne di essere prese in considerazione; osservando dal nostro punto di vista tu potresti dedicare il terreno allo svolgimento di attività di Agricoltura Urbana, un esempio fra tutti sarebbe proprio quello di suddividere l’appezzamento in diversi orti da assegnare a tutte quelle persone interessate alla coltivazione del proprio spicchio di terra, in città appunto. Una parte del terreno invece potrebbe essere mantenuto appositamente da destinare alla coltivazione fatta dalle scuole della città. Ovvio che ti suggeriamo inoltre di condividere il progetto con l’amministrazione pubblica che probabilmente potrà essere interessata a farne parte e magari supportarti nella realizzazione del progetto. Per avere un esempio di Orticoltura Urbana consulta pure l’articolo nel link.
Salute e buon orto.

Salve,
sono un insegnante presso l’istituto tecnico Zanon, di Udine, volevo chiedere se è lecito e legale usare il trattore
(rumore, fumi di scarico..) in centro abitato per coltivare un orto e usare erbicidi e solfato di rame e altre sostanze chimiche… sempre in un centro abitato.
Per le case e persone vicine c’è del pericolo? Ci sono delle precauzioni da prendere? a casa sua uno può fare quello che vuole?
grazie.
(Giuseppe – Udine)

Ciao Giuseppe,
per quanto riguarda l’utilizzo dei mezzi agricoli a motore non credo ci siano limitazioni, ma tutto dipende da quale sia il regolamento comunale della tua città, e per questo ti suggerisco di consultare il comando della polizia municipale.
Di sicuro puoi dare il ramato, ovviamente concentrando lo spruzzo sulle foglie e non disperdendo la soluzione altrove, il ramato è consentito – nelle giuste dosi – in agricoltura biologica. Per quanto riguarda gli erbicidi e altre sostanze chimiche più potenti e velenose invece sono certo che è fatto divieto l’uso in città…specialmente per il diserbante, anche per il rispetto degli altri ortisti a te vicini che vogliono coltivare Biologicamente.
Quindi onguno può fare come crede in casa propria fino a che non sfiora la libertà del prossimo.
Salute e buon orto.

PanoramicaGli orti ultimamente nascono ovunque, anche in luoghi insoliti e curiosi. E’ il caso del BibliOrto, l’orto nato all’interno della BiblioteCaNova all’Isolotto, un quartiere storico della periferia fiorentina. “Qui gli orti prima erano ovunque – spiega Stefano Beltramini, bibliotecario ortista, responsabile del progetto – adesso invece sono relegati in una striscia lungo l’Arno. Fare un orto qui dunque, è stato un po’ come tornare alle origini”.

Il BibliOrto fiorentino è stato un precursore, se così si può dire, della tendenza che ha come obiettivo l’inserimento degli orti nei tessuti urbani a scopo didattico ed educativo. E’ infatti dal 2009 che sono iniziati ‘i primi colpi di zappa’ tra i libri di questa frequentatissima biblioteca, grazie all’impegno di un gruppo di volontari e all’aiuto di SlowFood Firenze.
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Orto MariaDi orti è pieno il mondo, ma poi ce ne sono alcuni più speciali di altri, che ci colpiscono per il loro ruolo, per la loro ubicazione, per il loro mistero, per il loro sapore o anche per la loro semplicità e umiltà. Uno di questi è l’orto della Maria a Ravenna, che la mia amica Claudia conosce e frequenta e a cui lei ha dedicato un breve racconto… 

L’orto della Maria

A Ravenna nel Borgo San Rocco c’è qualcosa di eccezionale, di incredibile, di rivoluzionario, c’è l’orto della Maria, sì, proprio un orto vero a ridosso delle mura storiche della città, un orto con i  pomodori, la lattuga, gli spinaci, la rucola, i cetrioli, la fava, le zucchine, le cipolle, le melanzane, sì c’è da non crederci, c’è anche un grandissimo olmo e un ippocastano che ombreggiano una zona di sosta e di riposo.

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Passeggiando nel centro di Madrid, in prossimità di Plaza Latina, mi sono imbattuta casualmente in un luogo fantastico ‘Il Campo di Cebada‘. Non è un monumento storico, né tanto meno un museo, ma uno spazio sociale all’aperto, con orto, alberelli, pergole, pedane, sedute, teatro, campetto da calcio e basket.

Tutto è costruito con materiale di recupero: vecchi bancali di legno, tubi di ogni genere, impalcature di ferro, bobine industriali, vecchi elettrodomestici e ogni recipiente dismesso serve alla raccolta dell’acqua piovana per le innaffiature. Ma non per questo Campo di Cebada è meno affascinante, tutt’altro!

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Dove una volta c’era un ospedale psichiatrico oggi c’è un orto comunitario. E che orto! Al Giardino degli Aromi oltre a coltivare ortaggi, si coltiva la condivisione e il benessere. Ci si prende cura delle piante, di se stessi e degli altri.

Il Giardino degli Aromi Onlus nasce nel 2013 negli spazi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, grazie alla volontà di un gruppo di donne con esperienza nella coltivazione di erbe aromatiche e medicinali.

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Ma gli ortaggi coltivati in città sono veramente buoni o l’inquinamento li rende pericolosi per la salute? Il problema dell’inquinamento nelle aree urbane (e non solo) c’è ed è reale, è quindi bene sapere come comportarsi per mettersi al riparo da eventuali contaminazioni derivanti dai metalli pesanti presenti nel suolo o dalle polveri sottili dell’aria.

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L’orto del carcere femminile sull’isola della Giudecca a Venezia è un orto molto, molto speciale, sia per ubicazione che per finalità.

Se guardiamo al suo passato scopriamo che molti anni fa alla Giudecca c’era un convento di monache, con una vasta zona destinata ad orto e giardino, solo in un secondo tempo l’edificio venne convertito a carcere e lo spazio verde fu abbandonato.

Nel 1995 iniziò poi l’opera di ripristino da parte della cooperativa Rio Terà dei Pensieri, che ancora oggi organizza attività lavorative e formazione professionale all’interno delle case di detenzione. “I primi tempi sono stati impiegati a ripulire e a riordinare il terreno, poi finalmente ci siamo potuti dedicare alla creazione dell’orto vero e proprio, seguendo i criteri dell’agricoltura naturale e ottenendo nel 2007 la certificazione biologica” racconta con soddisfazione Liri Longo, presidente della cooperativa.

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