Le piante sono in grado di sentire e percepire il mondo esterno e interagiscono con esso in modo costante, sensibile e intelligente. Questo è quello che sostiene Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale fondatore della neurobiologia vegetale. Se avete avuto la fortuna di leggere un suo libro o di ascoltare uno dei suoi brillanti interventi, sicuramente sarete rimasti sorpresi e affascinati dalle sue parole e avrete iniziato a guardare le piante con occhi diversi.
Già ogni ortolano ha con i propri ortaggi una relazione di reciproco scambio: “io mi prendo cura di te e tu in cambio mi nutrirai” e quindi l’ortolano rispetta la pianta, cerca di capirla, comprenderla e soddisfare le sue esigenze. Ma qui si va oltre: le piante avvertono le emozioni e hanno con noi un rapporto ben più profondo di quanto possiamo immaginare.

«Zappatori, seminatori, aratori, uomini e donne, che ora devo disegnare continuamente. Devo osservare e disegnare tutto ciò che fa parte della vita di un contadino, come molti altri hanno fatto e stanno facendo. Non sono più così inetto come un tempo davanti alla natura». Così scriveva Vincent Van Gogh al fratello Theo nel 1881. Evidentemente all’epoca ci fu un periodo di grande attenzione verso tutto ciò che riguardava la terra e la natura: erano in atto, allora come oggi, grandi cambiamenti e guardare alla bellezza, alla semplicità, all’umiltà della terra era a seconda dei contesti ‘rassicurante’ o ‘trasgressivo’.
