Il cotogno (Cydonia oblonga) è un frutto che non dovrebbe mai mancare nell’orto giardino, perché è particolarmente bello oltre che  buono, ha frutti dal gusto delicato e suadente. Peccato che sia stato un un po’ dimenticato! In primavera i suoi grandi fiori bianchi sfumati di rosa evocano una struggente tenerezza. La loro fragilità contrasta con la durezza dei frutti, pelosetti, profumatissimi (i vecchi contadini li mettevano a maturare nelle camere per profumarle), ma immangiabili se non cotti.

Proprio in questi giorni ho fatto una marmellata con le quattro mele cotogne di cui disponevo (il mio alberello è giovane e poco generoso).  E’ stato sorprendente come quei frutti duri e allappanti possano trasformarsi in una marmellata dalla consistenza vellutata e dal sapore dolce ma per niente banale.

Ora veniamo alle informazioni colturali. Il cotogno si mette a dimora in ottobre-novembre. Preferisce un terreno neutro, profondo e fertile, ma è capace di adattarsi a qualsiasi situazione perché rustico e poco esigente. Le sue radici si sviluppano in superficie e il terreno che le accoglie ogni anno, in ottobre, va arricchito con dello stallatico maturo. All’inizio della primavera è bene aiutarlo a difendersi dall’attacco di eventuali malattie con un trattamento di poltiglia bordolese. I frutti si raccolgono in ottobre e vanno conservati in un luogo fresco e buio per circa un mese, affinché si ammorbidiscano.

Una buona notizia è che il cotogno può essere coltivato anche in vaso, le sue modeste dimensioni lo consentono. Il vaso dovrà però avere un diametro e un’altezza di almeno 60 cm e ogni 5/6 anni andrà rinvasato, riducendo l’apparato radicale e sostituendo un po’ di terriccio. Trattatelo bene! E’ una pianta preziosa e longeva che può vivere fino a centoventi anni!

E poi se in Persia lo coltivano da 4000 mila anni (sarà stato sicuramente anche nei giardini di Babilonia), Carlo Magno lo indicava in cima alla lista degli alberi da frutto ed era sacro ad Afrodite, ci sarà un motivo?

foto di Nick Turland e di KarlGercens.com da flickr

8 commenti
  1. Roberto
    Roberto dice:

    Buongiorno,
    ho un problema col cotogno: l’albero ha ormai diversi anni, è piuttosto sviluppato e rigoglioso.
    Crescendo produce ogni anno sempre più frutti che inizialmente erano molto rari; ormai siamo nelll’ordie di alune decine, nonostante le dimensioni abbastanza contennute della pianta. Tuttavia negli ultimi anni i frutti stanno diventando praticamente inutilizzabili, per via di una malattia, infezione o infestazione che, nonostante le ricerche fatte, non sono ancora riuscito ad identificare.
    Prima ancora di maturare infatti, i frutti cominciano come a marcire dall’interno ed esternamente sono visibili soltanto dei minuscoli puntini neri, a volte radi, a volte numerosi, secondo il frutto. Non so se sono punti di ingresso di qualche tipo di minuscola larva che insinuandosi nel frutto lo conduce a marcescenza, fatto è che all’esterno non si ravvisa la presenza di alcun tipo di insetto. Vorrei intraprendere una qualche contromisura ma non sono riuscito ad identificare la patologia o l’agente responsabile. Qualcuno saprebbe dirmi di cosa si tratta e, se possibile, come intervenire?
    Grazie
    (Roberto)

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    • Stefano Pissi
      Stefano Pissi dice:

      Buongiorno Roberto,
      quello che riscontri sui tuoi frutti è una cosa tipica del cotogno, non ti preoccupare.
      Da come descrivi la patologia credo che sia una moniliosi: Monilia fructigena, che attacca i frutti di diverse piante, riducendoli alla fine come mummificati.
      Per contenere il problema ti consiglio di:
      1 – eliminare tutti i residui vegetali attaccati dal fungo: foglie che cadono, rametti secchi e sopratutto i frutti
      2 – trattare la pianta con prodotti fungicidi specifici – consentiti in agricoltura biologica -; visto che l’infestazione mi sembra alta, ti consiglio di eseguire questi trattamenti almeno 5 volte all’anno: pieno inverno – sul legno della pianta: rami e tronco, fine inverno, quando si stanno aprendo le gemme, dopo la fioritura, sui frutticini allegati e a fine stagione sui frutti formati in maturazione. Per quanto riguarda il tipo di prodotto puoi trovare in commercio diverse qualità, ti consiglio di andare da un consorzio agrario della tua zona e richiedere una soluzione consentita in agricoltura biologica, vai pure con un frutto attaccato dal patogeno.
      Importante è che se hai delle foto inviale, che ci aiutano sempre meglio ad aiutarti!
      Salute e buoni futuri frutti!

      Rispondi
  2. Silvia
    Silvia dice:

    Salve ho queste orribili protuberanze “pelose” sulle foglie dei miei melocotogni, inoltre alcuni rami si spezzano da soli credo sempre per lo stesso problema..li deformano a tal punto che si rompono o modificamo i getti nuovi. Ma ancge su rami piu’ grandi… che devo fare?.. Grazie mille.. Silvia non riesco ad inserire le foto..

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    • Stefano Pissi
      Stefano Pissi dice:

      Ciao Silvia,
      da come descrivi il danno potrebbe essere dovuto a punture di insetti che provocano tali deformazioni ma,senza immagini è difficile fare una diagnosi valida.
      Per inserire delle foto scivi pure una e-mail a info@inorto.org e poi risolviamo il dilemma delle foglie orribili!
      Salute e buon orto.

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    • Stefano Pissi
      Stefano Pissi dice:

      Ciao Raffaele,
      solitamente il Cotogno si propaga per innesto quando il soggetto è particolarmente debole e come portainnesto si utilizza sempre un cotogno – di varietà più forte – o anche il biancospino.
      Salute e buon orto!

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  3. Alessandra
    Alessandra dice:

    Buongiorno,
    ho recuperato una piccola pera caduta dalla pianta, non ancora completamente matura.
    Mi piacerebbe riuscire a far nascere un nuovo albero, anche se ho letto che la propagazione è di norma fatta per innesto.
    Per avere maggiori possibilità di successo è consigliabile piantumare direttamente il frutto in vaso oppure recuperarne i semi all’interno e piantumarli oppure farli germogliare e poi trasferirli nella terra?
    Grazie,
    (Alessandra)

    Rispondi
    • Stefano Pissi
      Stefano Pissi dice:

      Ciao Alessandra,
      la riproduzione per seme delle piante da frutto è sempre una sorpresa, nel senso che non sai mai quale frutto la pianta produrrà…il seme è comunque un rimescolamento di geni; ma questo non deve essere un fattore limitante alla tua avventura che vuoi intarprendere, perchè la nascita e allevamento di una pianta da seme è un’esperienza unica.
      Per questo ti suggerisco di aspettare di raccogliere una pera matura, estrarre i semi, che farai germinare in dei vasettini, per poi trapiantare direttamente in terra quando la pianta sarà bella sviluppata dopo un anno circa -, nella stagione autunnale.
      Salute e buon orto.

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