L’albero del melo: coltivazione e cura

L’albero del melo

Il melo (Malus communis) è una pianta arborea a foglia caduca, della famiglia delle Rosacee. All’interno di questa famiglia il melo rientra nel gruppo delle pomacee, insieme a pero e cotogno, perché il frutto, che botanicamente è un falso frutto, viene chiamato pomo.

Ci sono meli molto longevi, che durano decenni e che raggiungo altezze anche oltre ai 10 metri. Nella frutticoltura professionale la durata di vita dei meli raramente supera i 15 anni, perché si prediligono piante giovani da cui è facile la raccolta da terra. Nel nostro orto o giardino possiamo decidere noi il destino della nostra pianta e farla crescere negli anni all’altezza desiderata. Ma effettivamente ci conviene pensare alla raccolta e a come gestire la pianta per agevolarci i lavori.

Fiori del melo - InOrto
Frutteto con meli - InOrto

Il melo fiorisce ad inizio primavera con fiori bianchi- rosati, tipici delle rosacee, che vengono impollinati da insetti pronubi come api e bombi.

A fecondazione avvenuta si ha la formazione del frutticino, che crescerà e andrà verso la maturazione. A seconda della varietà, la raccolta delle mele avviene già ad agosto oppure a settembre, e in alcuni casi può protrarsi fino ad ottobre.

In autunno la pianta perde le foglie, entra in riposo vegetativo per poi rifiorire nella primavera successiva. Durante il riposo vegetativo la pianta resiste bene al freddo, e in generale il melo è una pianta resistente alle basse temperature. Non è un caso che venga coltivata soprattutto nelle aree del Trentino e dell’Alto Adige. Un certo accumulo di freddo per il melo è necessario proprio per la produzione.

Albero di melo - InOrto

Piantare un melo

Scelta della varietà

Sulla scelta del tipo di melo, volendo coltivare con metodi naturali è preferibile optare per varietà antiche o comunque resistenti, come è consigliato fare per l’orto, ove possibile.

Queste varietà, che si possono trovare in vivai ben forniti, presentano caratteristiche genetiche tali per cui sono meno attaccate dalle malattie più comuni. Di solito sono varietà meno commerciali, ma comunque buone e succose. Due esempi sono la Florina e la Bella di Boskop.

Altro parametro di scelta potrebbe essere in base a quando ci interessa la maturazione dei frutti. Anche la pezzatura del frutto conta, perché ci sono varietà che fanno mele buonissime ma decisamente piccole.

Come trapiantare un melo

Per piantare un albero di melo è importante innanzitutto stabilire dove metterlo. Sicuramente è importante tenere conto della posizione e quindi della luce, ma anche dalla distanza da altre piante, casa o manufatti.

Una volta definito il punto, bisogna scavare una buca più grande rispetto alla dimensione della zolla di terra della pianta al momento dell’acquisto. Le radici si troveranno così a poter crescere in un bel volume di terra dissodata e quindi anche più drenante.

La pianta va inserita nella buca e la terra va mescolata bene a dello stallatico o del compost maturo. Non è consigliato buttare questi ammendanti nel fondo della buca. Servono nei primi strati di terreno, dove è ricca la presenza di microrganismi che digeriscono questo materiale e forniscono gli elementi nutritivi alle radici. Il punto di innesto deve trovarsi fuori dal livello del terreno. Non è difficile riconoscere il punto di innesto perché vi si nota una leggera ingrossatura.

Poi bisogna premere la terra e annaffiare abbondantemente.

Come e quando potare i meli

L’albero del melo va potato per bilanciare bene la produzione e rendere equilibrata anche la chioma.

La potatura si esegue sul finire dell’inverno, con la pianta a riposo e minori probabilità di gelate. Per potare ci servono:

  • Cesoie
  • Troncarami
  • seghetto
  • Guanti spessi per evitare di tagliarci

Meglio optare per attrezzi magari più costosi ma di buona fattura, in modo che durino per qualche anno.

Mele raccolte - InOrto
Mele mature - InOrto

Anche se potare è un’arte che richiede tanta perizia e conoscenza, possiamo quanto meno impostare le nostre basi con uno schema di potatura essenziale. Poi un corso pratico sulla potatura ci aiuterà a comprendere molto meglio i concetti.

Intanto ricordiamo che:

  • E’ meglio diradare i rami eliminandone alcuni del tutto, invece che raccorciarli. I rami raccorciati provocano infatti un riscoppio vegetativo e non sono utili;
  • Nei fruttiferi sono molto importanti i “tagli di ritorno”, così definiti perché col taglio il ramo ritorna più vicino al centro della pianta. Si tratta di tagliare un ramo nel punto in cui si biforca con un nuovo ramo, lasciando crescere quest’ultimo.
  • Il taglio deve avvenire sempre sopra una gemma, ed essere inclinato nella direzione delle gemme. Su tagli pari si potrebbero avere accumuli di gocce di pioggia che favoriscono patogeni.
  • Con la potatura si vuole mantenere la forma scelta per la pianta, per esempio il vaso, più o meno aperto. Il diradamento dei rami è necessario per mantenere questa forma e tenere per arieggiata e illuminata la chioma. Questa è una premessa indispensabile per la salute della pianta e per una fruttificazione di qualità.
  • La potatura ha anche lo scopo di farci eliminare rami secchi o malati.
  • Tra gli interventi di potatura rientra anche il diradamento dei frutti, che serve a migliorare la grandezza di quelli che restano ma non solo. La tecnica è quella di lasciare il futticino centrale di ogni infruttescenza, cioè il gruppetto di frutti sviluppati dall’infiorescenza. Bisogna ricordare che quando una pianta produce tanta frutta, sviluppa meno gemme a frutto per l’anno dopo. Significa che l’anno dopo la produzione sarà poca. Il diradamento dei frutticini va però eseguito in un momento molto specifico, né prima né dopo. Il momento adatto è quando il frutticino ha la grandezza di 10-12 cm di diametro circa.
Innesto a spacco - InOrto

L’innesto del melo

Le piantine di melo che acquistiamo nei vivai sono sempre innestate. L’innesto è una pratica consolidata per tutte le piante da frutto. Raramente si trovano ormai piante pure, cresciute da seme allo stato naturale.

Ma che cosa è l’innesto? L’innesto è l’unione di due piante per crearne una sola, unendo gli aspetti positivi di entrambe. In questa unione, realizzata mediante tecniche raffinate da esperti, un esemplare viene scelto per l’apparato radicale, e l’altro per la parte aerea. I frutti, quindi, sono sempre quelli relativi alla parte superiore, definita nesto. La pianta che viene scelta per le radici ha caratteristiche legate alla vigoria che si vuole dare alla pianta: il caso tipico è innestare i meli su portinnesti nanizzanti, in modo tale che le piante non crescano troppo in altezza. Questo è infatti un enorme vantaggio nella fase di raccolta nei meleti professionali. Altra caratteristica è la resistenza delle radici agli stress.

Volendo divertirci ad innestare un melo ci conviene provarne un tipo semplice come l’innesto a spacco. L’importante è ricordare che i frutti saranno quelli del melo scelto come componenti superiore dell’unione tra i due. Lo si può fare ad esempio nel caso di un melo nato da solo in un punto in cui ha attecchito bene ma non ci piacciono i suoi frutti, e allora vogliamo serbare la sua parte radicale ma mettervi sopra una parte che fa i frutti che vogliamo.

Per praticare con successo un innesto, bisogna procedere come segue:

  • Procuriamoci gli attrezzi necessari: coltellino da innesti, un seghetto, un eventuale martello e legaccio per innesti.
  • Tagliare tutta la parte superiore della pianta di cui ci interessano le radici. Si lascia solo un moncone, su cui metteremo la piccola porzione di melo che ci interessa, che nel gergo si chiama marza. Questa deve avere una gemma ed essere corta, non dobbiamo lasciare una lunga parte di ramo.
  • Lisciare la superficie di taglio e posizionare la lama a metà del punto di taglio
  • Piantare la lama in modo da creare un corto spacco (3-4 cm) aiutandoci con un martello, ad esempio, se non fosse sufficiente il seghetto per battere
  • Lavoriamo la base della marza col coltellino, in modo che si infili bene nel taglio del portinnesto e in modo tale che le cortecce delle due parti combacino e che una non sia sotto l’altra. Le marze possono anche essere due, ma una è sufficiente
  • Saldare bene l’unione con un legaccio stretto.

Cure colturali per il melo

Per avere sempre produzioni abbondanti e di qualità dal nostro melo, è bene ricordarci di curarlo con costanza. In particolare prestare attenzione ad alcune cure colturali fondamentali.

Concimazione

Il melo va concimato affinché continui a crescere con foglie verdi, germogli rigogliosi e buoni frutti. Possiamo utilizzare dei prodotti naturali, organici e minerali e aggiungere anche dei macerati fai da te. I momenti salienti per la concimazione sono:

  • All’inizio della primavera, con dello stallatico pellettato, o un altro concime organico, da spargere sotto la proiezione della chioma. Questa nutrizione aiuta il melo a partire bene con la nuova stagione;
  • Durante tutta la primavera-estate: ogni tanto possiamo annaffiare il melo con un macerato di ortica, o con una borlanda, concime naturale che contiene in particolare potassio. Il potassio aiuta nella dolcezza dei frutti.
  • Alla caduta delle foglie, per aiutare la pianta nell’accumulo di sostanze di riserva e prepararsi all’inverno.

Non bisogna eccedere mai nelle concimazioni, altrimenti la pianta si indebolisce e può andare più facilmente soggetta ad afidi e malattie.

Afidi su melo - InOrto
Ramo fiorito di melo - InOrto

Irrigazione

L’irrigazione dell’albero del melo è necessaria nei primi anni dopo la messa a dimora, dato che le radici sono ancora poco sviluppate. In particolare durante l’estate, se siccitosa.

Le avversità del melo e come evitarle

Il melo potrebbe essere attaccato da svariate avversità, che richiedono una buona prevenzione. Basta tenere la nostra pianta sotto controllo in modo da renderci conto di un problema al suo primo manifestarsi. In linea generale le avversità possono essere protette con prodotti naturali ad azione rinforzante, come propoli, farina di roccia (basalto o zeolite), lecitina, decotto di equiseto ecc. Ricordiamo di spruzzare sempre nelle ore fresche questi prodotti e non sotto il sole.

Ecco quali sono le più comuni avversità e come controllarle:

  • Malattie fungine: la ticchiolatura è in particolare una malattia del melo delle più comuni. Si notano delle macchiette scure sulle foglie, e anche il frutto può esserne penallizzato. Le condizioni favorevoli sono umidità e clima mite, come in primavera. Anche l’oidio può attaccare il melo, e lo si vede come efflorescenza grigio-biancastra su foglie, fiori e frutti.
  • Afidi: insetti a tegumento molle che arrivano soprattutto in primavera. Nel melo è soprattutto l’afide grigio a fare danno, succhiando la linfa da foglie e gemoglio. Lo potete scorgere in gruppi sulla pagina inferiore delle foglie, che restano appiccicose di melata e deformi. Il sapone molle, disciolto in acqua (20-30 ml/litro) è un buon rimedio contro gli afidi.
  • Carpocapsa, o verme delle mele: già il nome ci fa capire il danno che compie questo parassita. E’ il responsabile di ciò che chiamiamo “mela bacata”. E’ un insetto dell’ordine dei lepidotteri, cioè le farfalle, che da larva mangia la polpa della mela sciupandola rovinosamente. Possiamo quindi attaccare al melo una trappola gialla collosa e provvista di dispenser di feromone. Il feronomone, altamente specifico, cattura i maschi e impedisce la riproduzione dell’insetto.
  • Butteratura amara: è una condizione in cui la mela ha tante macchioline e sotto la buccia delle parti di polpa dalla consistenza sugherosa. Purtroppo, questo problema si nota vicino alla maturazione, quindi bisognerebbe prevenirlo prima. Non si tratta di una malattia ma di una carenza di calcio, quindi ci conviene irrorare le farine di roccia di cui sopra, o anche il litotamnio, farina di alghe calcaree, ricche di calcio.
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