In inverno si sta meno nell’orto e più tempo davanti al fuoco. E pensiamo e riflettiamo a cosa semineremo, magari facciamo già qualche acquisto on-line di ortaggi che avevamo in mente di coltivare la prossima stagione.

Perché allora non pensare a quali ortaggi locali recuperare? O perché non provare a mettersi in contatto con qualche associazione di scambio semi per tentare di salvare e riprodurre qualche antica varietà in disuso?

Stefano, un amico appassionato di semi e di orto, mi ha proposto di unire al solito scambio di auguri, uno scambio di semi nel giorno di Santa Lucia, il più buio dell’anno, ma da cui riparte nuova luce.

A Stefano piace immaginare Santa Lucia, oltre che protettrice dei cechi, anche protettrice dei semi e di chi li coltiva. Ho trovato la sua idea molto bella, carica di significato e di buon auspicio e così abbiamo invitato un gruppetto di amici interessati a fare quattro chiacchiere sulla coltivazione delle piante, la conservazione dei frutti ed eventuali ricette. E tutti sono tenuti a portare idee e semi che possano germogliare. E’ un momento simbolico da cui speriamo nascano idee e progetti comuni.

Ci sono molti modi per contribuire a creare nuova consapevolezza ambientale. La diminuzione e la scomparsa di molte specie vegetali e animali, che con i loro differenti caratteri rendono più vario l’ambiente naturale, minaccia la sopravvivenza del nostro pianeta.

Il problema non è solo globale ma riguarda anche il nostro piccolo orto. Oltre a tante varietà di cereali stanno scomparendo anche tanti ortaggi legati alle tradizioni locali, che noi coltivando potremo contribuire a salvaguardare. Sono ortaggi selezionati e coltivati per centinaia di anni, perfettamente adatti al clima e al terreno dei luoghi di origine, che hanno caratteristiche organolettiche straordinarie, in termini di contenuti di vitamine e sali minerali, ma anche ottimo sapore, consistenza e resa.

Basterà pensarci un attimo e sicuramente ci verranno in mente fagioli, pomodori, patate, zucchine tipiche dei nostri posti o di quelli limitrofi. E magari se siamo intraprendenti possiamo recuperarli da vecchi orticoltori a cui non sono simpatiche le bustine F1* (* semi ibridi selezionati per il commercio su larga scala ) e continuano imperterriti a usare i propri semi.

I ‘prepotenti’ prodotti F1 seguono le logiche e le esigenze del mercato più che le necessità nutritive e il piacere della tradizione. Sono prodotti dalle forme impeccabili, dalla maturazione programmata e lunga conservazione, perché viaggiano molto e spesso stazionano a lungo nei depositi refrigerati a discapito di molte ‘virtù’. Sono proprio queste comprensibili esigenze che minacciano il nostro prezioso patrimonio genetico difeso e custodito nei secoli da appassionati e associazioni.

Molte verdure sono state selezionate nel tempo da orticoltori che le hanno adattate alle necessità del luogo e del metodo di coltivazione, per esempio se si voleva ottenere una primizia adatta ad essere coltivata in cassone ne usciva il fagiolino nano “trionfo dei cassoni”.

Il nome degli ortaggi spesso riassume tutte le informazioni su forma, colore, pregi e luogo di provenienza: il navone giallo di Finlandia, il cetriolo ricamato di Russia, l’asparago di Olanda…talvolta ne trasmetteva la nazione altre la città: il cavolino di Bruxelles, i cavoli di Milano, la carota tonda di Parigi…altre volte venivano da molto lontano: la melanzana variegata della Guadalupa, il navone scarlatto del Cachemire, la barbabietola piatta d’Egitto…

Alcune varietà si possono trovare ancora oggi, ma molte sono a rischio, perché se non sono inserite nelle liste di sementi autorizzate dall’Ente Nazionale Sementi Elette non possono essere commercializzate. In questo caso la loro sopravvivenza è affidata al libero scambio e all’auto produzione e se ne interrompiamo la coltivazione la varietà scompare. Per questo molte piante antiche oggi sono andate perdute.

Il nostro orto diventa dunque un luogo ‘eletto’ per conservare e difendere il patrimonio di biodiversità offerto da questi ortaggi. Chi ne capisce l’importanza può iniziare le coltivazioni partendo dai semi originali e naturali evitando le varietà ibride F1, che non producono semi utili.

Differenziare il più possibile coltivando le varietà di ortaggi adatti alle nostre esigenze (tardivo, precoce, alto, basso, ecc…) in fatto di suolo, di clima, di gusto.

Occorre curiosità e varietà, varietà e varietà di forma, colore e sapore.

N.B.: questo articolo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto del libro ‘L’orto e l’anima’ di Paola Violani

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2 commenti
  1. matteo
    matteo dice:

    Salve,
    io sono un neofita dell'”orto cultura” e solo da quest’anno ho iniziato partendo dalla semina, dove è possibile trovare semi di varietà antiche?
    Grazie.
    (MAtteo)

    Rispondi
    • Stefano Pissi
      Stefano Pissi dice:

      Ciao Matteo,
      che piacere sapere che inizi la tua esperienza ortistica rivolgendoti a noi di in-orto, siamo orgogliosi!
      Partire dai semi è sempre una strada più lunga ma certamente per alcuni ortaggi la migliore.
      Ci sono tante realtà che producono e vendono sementi antichi – qui nel link ne trovi una – ma esiste anche chi i semi antichi o comunque particolari li produce per scambiarli – ecco un bell’articolo da leggere.
      Forza Matteo, tienici aggiornati sul tuo nascente progetto.
      Salute e buon orto.

      Rispondi

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