C’è un orto per tutti e per tutto. Orti produttivi, orti sociali, orti didattici, orti terapeutici, orti familiari, orti estremi. E chi più ne ha più ne metta. E poi ci sono gli orti fatti per durare un giorno. Quelli che servono per trasmettere un messaggio, che si fanno per esprimere un pensiero e la propria creatività, che si fanno con gli amici divertendosi.

E’ successo a Camaiore alla manifestazione ‘E la via dell’Orto’, dove per due giorni l’orto è stato al centro di dibattiti e incontri. E tra le molte iniziative era stato indetto proprio un concorso per orti creativi.

Orti effimeri, fatti portando terra, piante, pietre e tutto quello che occorre per costruirli, all’interno di un contesto fieristico, che i frequentatori guardano incuriositi passeggiando per strada. Orti da montare e smontare nell’arco di breve tempo, all’interno di uno spazio prestabilito, che sembra poco ma è abbastanza per raccontare una storia.

Una storia di donne era quella raccontata dall’orto che ha vinto il concorso. Due amiche giardiniere appassionate e custodi di semi antichi, che avevano riempito l’esiguo spazio a disposizione con moltissime varietà di fiori, ortaggi e aromatiche, con a guardia un ‘omino’ di latta con al suo interno delle casette per accogliere api e insetti. L’allestimento era un piccolo inno armonico alla biodiversità che, come recitava il cartello di presentazione, “non è una parola di moda ma un senso di vita profondo e preciso, nel quale ritrovare ed imparare ad amare tutti gli esseri viventi, uomini animali e piante”.

 

 

 

 

 

 

 

C’era poi un orto che aveva ricreato, all’interno del quadrato assegnato, un piccolo spicchio di paesaggio toscano: una vera e propria collinetta attraversata da un viale di cipressi. Su un lato una vigna e sull’altro un campo di grano con tanto di papaveri. Questo angoletto non voleva solo illustrare, ma voleva anche raccontare la vendemmia e suoi lavori, il grano e le sue farine.

L’orto diventava luogo di meditazione, in cui ritrovare la pace e la calma e perché no, anche un po’ se stessi nell’‘Orto Zen – Perdersi per ritrovarsi’. Perché “coltivando la terra” come dice la scrittrice Pia pera “si coltiva anche la felicità”.

 

 

 

 

 

 

 

Era invece più classico e tradizionale l’orto fatto da un gruppo di amici, già compagni di collegio 48 anni prima: ’Profumi, colori e sapori di un orto toscano’. Dolce e nostalgico, delimitato da ceppi di pioppo bianco, era un micro cosmo di quello che prometteva il titolo.

Divertente e giocoso era ‘Una Contea per Camaiore’, che rappresentava il paesaggio della Contea della Terra di Mezzo del ‘Signore degli Anelli’ in versione orticola.

 

 

 

 

 

 

 

Di fattezze perfette ‘La vigna di Marcè e Andrè’, costruita con minuziose terrazze in miniatura. Sulla sinistra c’era l’orto e nel centro una piccola porta che sembrava suggerire l’entrata di una cantina. Faceva voglia di entrarci dentro!

Invitava invece ad una presa di coscienza e ad una posizione ecologista l’Orto del Volonatari per la Salvaguardia del Territorio camoiorese. Uno striscione che incitava ‘Fai la tua scelta’ padroneggiava sul muro retrostante all’orto che mixava verdure e rifiuti. “La terra è come un orto, sta a noi decidere come coltivarla…” era l’incipit del loro messaggio.

 

 

 

 

 

 

 

Un’ultima segnalazione voglio dedicarla al banco della scuola d’infanzia di Camaiore, che esponeva vasetti e barchette, fatti con materiali di riciclo contenenti tanti ortaggi pronti da portare a casa. Dei mini-orti colorati che esprimevano una tenerezza infinita.

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