vincent-van-gogh-il-seminatore«Zappatori, seminatori, aratori, uomini e donne, che ora devo disegnare continuamente. Devo osservare e disegnare tutto ciò che fa parte della vita di un contadino, come molti altri hanno fatto e stanno facendo. Non sono più così inetto come un tempo davanti alla natura». Così scriveva Vincent Van Gogh al fratello Theo nel 1881. Evidentemente all’epoca ci fu un periodo di grande attenzione verso tutto ciò che riguardava la terra e la natura: erano in atto, allora come oggi, grandi cambiamenti e guardare alla bellezza, alla semplicità, all’umiltà della terra era a seconda dei contesti ‘rassicurante’ o ‘trasgressivo’.

Ma visto che su queste pagine si parla soprattutto di orti, cerchiamo di restare nel ‘seminato’ senza addentrarci in ‘campi’ di cui non siamo così esperti. Ma è proprio restando vicino a ciò che più ci sta a cuore, nel nostro caso alla terra, che vi invito ad andare a vedere la mostra ‘L’uomo e la terra’ di Vincent Van Gogh, al Palazzo Reale di Milano, fino al prossimo 8 marzo. il-meriggio

E’ un’esperienza forte e non priva di emozioni, perché oltre a potere ammirare gli straordinari disegni e dipinti di Van Gogh, molti dei quali a me sconosciuti, si può scoprire il vero rapporto che univa Van Gogh non solo alla natura, ritratta in quasi tutti i suoi quadri, ma anche alla vita contadina, ai suoi ritmi, ai suoi personaggi, ai suoi valori, ai suoi sapori e naturalmente ai suoi colori.

Ogni opera, all’interno dell’esposizione, è accompagnata dalle parole di Van Gogh, scritte in basso su delle targhette, brani tratti dalle numerose lettere che lui ha scritto a parenti e amici nel corso della sua vita (in un libro ne sono raccolte ben 800). La forza dei dipinti unita alla poesia delle parole donano al percorso espositivo una dimensione confidenziale e intimistica con l’autore, quella stessa intimità che Van Gogh percepiamo nutrire verso la terra stessa.

Vincent Van GoghCosì infatti Vincent Van Gogh commenta il suo dipinto ‘I mangiatori di patate’ : “Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole”.

In una sua lettera dalla Provenza al suo amico Bernard scrive: “Non ti nascondo che amo la campagna perché ci sono cresciuto. Delle ondate di ricordi di altri tempi, delle aspirazioni di questo infinito, di cui il seminatore e il covone sono i simboli, mi incantano ancora come una volta” . E poi ancora alla madre e alle sorelle: “Io sono completamente preso dalla immensa pianura con i campi di grano contro le colline, senza confini come un mare, di un giallo, di un verde tenero, delicato, il viola tenero di un pezzo di terreno zappato e sarchiato, con il verde delle piante di patate in fiore che forma un disegno a scacchi regolari, e tutto ciò sotto un cielo a tonalità delicate di azzurro, bianco, rosa e violetto. Sono di un umore sin troppo calmo, sono dell’umore adatto a dipingere questo.I mangiatori di patate

Van Gogh era pazzescamente affascinato dalla terra, per questo riesce a renderla ai nostri occhi così ammaliante, cruda, pura, ma soprattutto sempre visivamente sincera.

E se tempo fa, scrivendo un post su Camille Pissarro, concludevo chiedendomi ignorantemente “Ma Van Gogh ha mai dipinto orti?”. Ecco oggi mi sono data più di una risposta.

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3 commenti
  1. andy
    andy dice:

    Salve,
    “Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole”
    Vabbè, mi cospargerò il capo di torba! Bellissimo articolo Nara, invita a guardare alle sue opere con occhi diversi. Mi piace anche pensare, con le dovute proporzioni, s’intende, in fondo ho solo quattro vasetti sul balcone, di “meritare ciò che mangio”, forse è questo che me lo fa apprezzare, anche se si tratta solo di un paio di fragole o di dieci foglie di rucola.
    Ciao.
    (Andrea)

    Rispondi
  2. Barbara
    Barbara dice:

    Salve,
    anche io ho la rucola, il basilico, la salvia, il prezzemolo, il timo, la compostiera….in questo momento l’odore “forte” del macerato di ortiche di 4 giorni, un alberello di arancio amaro, un piccolo limone, l’alberello di bacche di Goji che fino a pochi giorni fa continuava a fiorire e attrarre le api… si tante api belle cicciotte e operose a banchettare…le begonie tutte in fiore ed il benjamin che continua a crescere nonostante ogni anno io lo tagli un po altrimenti io non entro più …e una yucca che mi trafigge ogni volta che mi rigiro nei miei 5 mq scarsi del balconcino, a pianta molto irregolare, di casa mia.
    Sembra una giungla … e poi il sogno del mio ettaro e mezzo brulicante di vita, colore e sapore…e finalmente avrò spazio anche per un cavalletto le tele e i colori … e nella prossima vita farò qualcosa all’altezza di Van Gogh…forse……
    Tutto bello qui …complimenti.
    (Barbara)

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    • Stefano Pissi
      Stefano Pissi dice:

      Ciao Barbara,
      la descrizione scritta del tuo terrazzo è veramente un vero e proprio quadro, persino odoroso se uno si concentra, grazie e complimenti per la tua ispirazione.
      A noi di in-orto la tua terrazza tipo jungla ci ricorda l’immagine che vedi nel link.
      Ancora grazie per condividere con noi.
      Salute e buon orto.

      Rispondi

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