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Si avvicina il Natale e scatta l’indicazione di InOrto sul libro da regalare e regalarsi…

Consigliare oggi di leggere Stefano Mancuso è un po’ come consigliare Edmondo De Amicis. Mancuso, scienziato di fama mondiale e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, è diventato così noto che raccomandarne la lettura può sembrare davvero scontato. Eppure credo che il suo messaggio sia ancora inascoltato, altrimenti ogni anno non sparirebbero dalla faccia terrestre così tante foreste.

E chi si occupa di orti o di giardini, chi cura e ama le piante, non può non capirne fino in fondo la loro vitale importanza. Conoscere il loro modo di pensare (ebbene sì anche le piante pensano) e il loro comportamento ci apre la mente e lo sguardo verso ciò che non avevamo mai neppure immaginato.

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Fagiolo esperimentoLe piante sono in grado di sentire e percepire il mondo esterno e interagiscono con esso in modo costante, sensibile e intelligente. Questo è quello che sostiene Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale fondatore della neurobiologia vegetale. Se avete avuto la fortuna di leggere un suo libro o di ascoltare uno dei suoi brillanti interventi, sicuramente sarete rimasti sorpresi e affascinati dalle sue parole e avrete iniziato a guardare le piante con occhi diversi.

Già ogni ortolano ha con i propri ortaggi una relazione di reciproco scambio: “io mi prendo cura di te e tu in cambio mi nutrirai” e quindi l’ortolano rispetta la pianta, cerca di capirla, comprenderla e soddisfare le sue esigenze. Ma qui si va oltre: le piante avvertono le emozioni e hanno con noi un rapporto ben più profondo di quanto possiamo immaginare.

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Piante che aiutanoCi sono piante che curano le piante. E nell’orto questa è una grande verità: non solo ci sono piante che coltivate insieme ad altre le proteggono da agenti patogeni o parassiti (come tagete,  calendula,  nasturzio, ecc.) ma anche piante che, sotto forma di macerati, infusi o decotti, possono essere essere utilizzate per prevenire e curare malattie fungine e per aiutare i nostri ortaggi a difendersi da pidocchi, afidi, acari e cocciniglia.

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Sono Biagio,
vivo a Roma ma nato in Australia, ho lavorato per la Land Rover Italia per oltre 30 anni e da poco sono pensionato.
Ho preso, da poco, un orto urbano di 50 mq ed avrei bisogno di quanche consiglio con riferimento al compost.
Da quanche giorno il C.D.A. ha deciso di vietare di buttare i rifiuti dell’orto, nella compstiera unica in quanto di difficile manutenzione.
Dato che è proibito smaltire grande quantità di rifiuti biologici nei cassonetti condominiali, mi chiedevo se fosse possibile utililizzare i residui degli ortaggi coltivati (broccoli, pomodori, insalate, ecc) da utilizzare direttamente nel terreno come compost.
Grazie.
(Biagio – Roma)

Risposta

Ciao Biagio,
la soluzione migliore sarebbe quella di fare una mini compostiera direttamente nel tuo orto, se l’amministrazione te lo permette. Altrimenti, immettere direttamente nel terreno scarti vegetali freschi non ti permette di fare un buon lavoro, ne dal punto di vista della concimazione, perchè i residui organici devono prima trasformarsi in humus grazie a processi biochimici che si attivano solo quando tutti gli scarti sono riuniti nella compostiera, in determinate condizioni ambientali, di temperatura ed umidità, ne da un punto di vista pratico estetico in quanto i singoli residui di ortaggi rimarrebbero sparsi nella terra dell’orto, creando così anche ostacolo alle successive coltivazioni.
Quello che tu chiami sovescio – vedi l’articolo che trovi nel link – è una pratica d’interramento di piante specifiche coltivate direttamente nella terra dell’orto, messa a riposo e quindi in superfici di una certa dimensione, e che successivamente vengono mischiate nella terra tramite macchine agricole come ad esempio una fresa che sminuzzano al massimo il residuo vegetale ancora verde. La soluzione per il tuo orto di dimensioni contenute è di usare direttamente nella terra il terriccio e/o stallatico già maturo, pronto all’uso cioè.
Salute e buon orto.

cavolfiore zuppieraSapete che ogni tanto mi piace divagare e portare sulle pagine di InOrto ortaggi e verdure che non si mangiano, ma si ammirano. Quelle prodotte da Este Ceramiche Porcellane rientrano perfettamente in questa categoria. Sono ortaggi che stanno a metà strada tra arte e orto. Perché anche se è vero che all’orto viene spesso solo richiesto di produrre cibo buono e sano, quando esce dai suoi confini e allarga il proprio raggio di influenza, se ne comprende meglio anche la valenza estetica se non addirittura ‘filosofica’.

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Salve
Vorrei delle info!
Posso interrare nel terreno bucce di arancia?
E dopo aver chiuso la buca con scarti di cucina, posso subito piantarci sopra ortaggi ??

Grazie

(Francesco)

Risposta

Ciao Francesco,
quella che proponi è una pratica, che è la prima volta che sento raccontare.
Penso che la cosa migliore per il tuo orto – per la mia esperienza – è produrre un buon compost – leggi pure questo interessante articolo – unisci tutti gli scarti vegetali della cucina in un unico mucchio e una volta decomposti  li spargerai direttamente nell’orto!
Che ne dici, ti risulta complicato?
Dai provaci e facci sapere, buon compost allora!

Chi segue InOrto da un po’, sa che a noi piace quando l’orto o gli ortaggi si trasformano in soggetti artistici, perché questo significa che i nostri ‘amici vegetali’ e, allargando il ‘campo’, l’intera natura diventano oggetto di stimolo, di creatività e di attenzione. E chi ama la terra sa quanto bisogno ci sia di attenzione in questo momento, nei confronti di ciò che è essenziale e vitale, ma che sembra dimenticato dai più!

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Mi potete consigliare come è meglio smaltire lo strame delle piante delle patate: meglio nel compostaggio oppure spanderle nel terreno e poi ararlo?

Grazie

(Maria)

Risposta

Ciao Maria, ti confesso che normalmente nell’orto di mezza montagna di mia madre, dove tutti coltivano le patate, i residui vegetali vengono interrati.  Naturalmente se le piante non hanno subito nessun attacco, né parassitario né fungino, altrimenti l’unica soluzione è ammucchiarli  e bruciarli.

I residui colturali delle specie da rinnovo (pomodoro, patata, barbabietola, girasole) anche se non sono ricchi di azoto come quelli delle leguminose, sono comunque abbondanti e di buona qualità e se ben trinciati e decomposti possono aiutare la fertilità del terreno.

Se avete dei dubbi su quali piante adottare per il sovescio eccovi un piccolo elenco utile delle più indicate, ma sappiate che quasi tutte appartengono a tre famiglie ben conosciute nell’orto: le leguminose, le crucifere e le graminacee.

Le leguminose arricchiscono il terreno di azoto, il più strategico tra gli elementi nutritivi del nostro orto, e si adattano ai più diversi tipi di clima e di terreno. Tra le più importanti leguminose da sovescio ricordiamo: il favino (Vicia faba minor), il trifoglio incarnato, la veccia (Vicia villosa) che resiste anche a -12°, il pisello da foraggio (Pisum arvense o Pisum sativum), la lupinella, il lupino, la soia, il meliloto, più alcuni ortaggi come la lenticchia, il pisello, il fagiolo e la fava.

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