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Vasetti per seminaE’ arrivato il momento. Non vedevo l’ora di inaugurare la mia piccola serra e mettere nella terra un po’ di semi. Fino ad ora, quella piccola costruzione che domina il giardino dall’alto, si era dovuta accontentare di tenere all’asciutto solo qualche talea, ma di semi neppure l’ombra. In verità c’erano, ma all’interno di buste ben nascoste in una scatola di legno.

Per le semine non occorre avere fretta, iniziare presto è rischioso: le gelate tardive sono sempre in agguato. Non solo per le semine in piena terra, ma anche per quelle in serra se, come nel mio caso, non è riscaldata. Conviene pazientare e nel frattempo, se le giornate sono buone, stare in giardino a ripulire le aiuole e preparare il terreno per le semine e i trapianti futuri.

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L’Italia è piena di associazioni, gruppi, singole persone a cui sta a cuore la terra, i suoi frutti e un certo tipo di agricoltura, rispettosa dell’uomo, dell’ambiente e della cultura che da questa scaturisce. Tante volte mi sono chiesta perché tutte queste voci sparse non si unissero in un coro unico per meglio fare sentire le proprie parole. Mi struggevo perché non vedevo qualcuno e qualcosa che potesse raggrupparne le finalità, per aver più peso e trasmetterne con più incisività gli intenti.

LA RETE DEI SEMI RURALI

Ebbene qualcuno c’è, si trova a Scandicci e oltre tutto ha come sede la casa dell’Agrobiodiversità, dove vengono conservati, custoditi e difesi un gran numero di varietà di semi. La Rete dei Semi Rurali, fondata nel 2007, è un’associazione di secondo livello che raggruppa un folto gruppo di realtà, quarantadue in tutto, legate da un comune interesse per la terra e per la cultura contadina. Per una volta Nord e Sud uniti da un ideale comune: la diversità agricola, la sua conservazione e valorizzazione.

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In inverno si sta meno nell’orto e più tempo davanti al fuoco. E pensiamo e riflettiamo a cosa semineremo, magari facciamo già qualche acquisto on-line di ortaggi che avevamo in mente di coltivare la prossima stagione.

Perché allora non pensare a quali ortaggi locali recuperare? O perché non provare a mettersi in contatto con qualche associazione di scambio semi per tentare di salvare e riprodurre qualche antica varietà in disuso?

Stefano, un amico appassionato di semi e di orto, mi ha proposto di unire al solito scambio di auguri, uno scambio di semi nel giorno di Santa Lucia, il più buio dell’anno, ma da cui riparte nuova luce.

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Adesso che abbiamo capito perché è così importante produrre da soli i propri semi e dopo avere imparato come ottenere quelli di pomodoro, continuiamo su questo percorso e allarghiamo la nostra conoscenza ai peperoni e alle melanzane. Anche questi due ortaggi appartengono, come il pomodoro, alla famiglia delle solanacee, ma i loro semi non sono custoditi nel succo del frutto bensì nella polpa ed estrarli è più semplice. Guardiamo come fare…

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Perché fare la fatica di produrre semi in proprio se è così semplice acquistare una bustina già pronta e confezionata?

Semplice, perché fare i semi in proprio significa selezionare piante adatte al proprio territorio e, andando ancora più nello specifico, adatte al proprio orto e giardino. Facciamo un esempio: se nel mio giardino ho poca acqua e il terreno è sabbioso, le piante che vi coltiverò produrranno semi che svilupperanno, anno dopo anno, i requisiti per meglio sopportare la siccità e il terreno povero e ovviamente li trasmetteranno alla pianta. Quindi nel tempo avrò piante in grado di sopportare meglio le avversità e le problematiche proprie del mio appezzamento di terra. In pratica, utilizzando i nostri semi, spingeremo la pianta verso un sensato e sano adattamento.

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Produrre da soli i propri semi sta diventando un’attitudine sempre più diffusa tra gli orticoltori più virtuosi. E’ un’operazione che richiede pazienza, dedizione e sapienza, ma fa la differenza!

Chi produce semi in proprio può scegliere e selezionare piante adatte al proprio suolo, al proprio clima e alla propria regione e contribuire alla salvaguardia di ortaggi antichi caduti in disuso, recuperare vecchie varietà locali per evitarne la perdita. E’ così che un umile orticoltore può diventare un fiero e orgoglioso custode di biodiversità!

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Non abbiamo ancora finito di mangiare le zucche che abbiamo raccolto lo scorso anno, che già dobbiamo pensare a seminarne di nuove. Perché la zucca si mantiene davvero a lungo! Se raccolta al giusto momento, quando è ancora in buono stato,  la zucca è capace di restare mesi e mesi sugli scaffali della nostra cantina. Se avete qualche problema per riconoscere il giusto grado di maturazione, guardate il filmato dove Giovanni e Matteo ci parlano proprio della raccolta della zucca.

La zucca è un ortaggio così solare, colorato e allegro, di cui il nostro orto e la nostra tavola non possono fare a meno! Quindi tanto vale preparare la semina, che se eseguita in luogo riparato, può già iniziare in marzo, mentre se vorremo seminarla all’aperto avremo tempo fino a maggio.

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Insieme alle persone arrivano da lontano anche semi, colture/culture e nuovi modi di produrre e consumare cibo. E’ ispirandosi a questo concetto che l’artista fiorentino Leone Contini ha creato, all’interno dell’Orto Botanico di Palermo, un orto ‘opera d’arte’, inserito all’interno di Manifesta, evento d’arte itinerante che quest’anno si tiene proprio a Palermo.

Già l’idea base, della stessa manifestazione, è incentrata sul ‘giardino planetario’ del paesaggista-filosofo francese Gilles Clément: dove ciascun uomo è giardiniere del mondo e se ne prende cura. Un giardino aperto e senza confini dove gli incolti sono la vera riserva di biodiversità.

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Produrre in proprio i semi permette di avere piante adatte al terreno, al clima e alle caratteristiche ambientali della propria zona. Con il passare degli anni, selezione dopo sezione, si possono ottenere dei semi ad hoc, fatti su misura per il nostro orto. Le piante si ammaleranno meno, avranno meno bisogno di acqua se viviamo in zone siccitose o sopporteranno meglio le piogge se viviamo in zone umide, e diventeranno via via più resistenti agli insetti o ai funghi spesso presenti su quel territorio. Assisteremo ad una sorta di adattamento progressivo all’ambiente in cui normalmente vivono.

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Seed ViciousDonare un seme è un atto rivoluzionario, un atto di gentilezza estrema attraverso il quale regalare la vita stessa. E di questi tempi un atto così è merce rara. Scambiare i semi va ancora oltre, perché la reciprocità del gesto include anche amicizia, solidarietà, umanità.

Ma aldilà dell’atto simbolico, procurarsi i semi significa anche avvicinarsi in modo consapevole al proprio cibo e se poi facciamo in modo che questi semi non vadano perduti compiamo un atto di salvaguardia nei confronti della biodiversità del pianeta. Ecco perché c’è un popolo di scambiatori di semi che sta crescendo sempre più. I cosiddetti seed savers o salvatori di semi.

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