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Ciao,
Sono un pensionato ho un orto di piccole dimensioni.
Vivo al sud, il clima è mite.
Vorrei piantare dei carciofi per la prima volta. Ho bisogno di
suggerimenti. Dopo che ho acquistato le piantine ….
Dove, come, quando. Acqua, concimi ecc….
Grazie.
(Giuseppe)

Risposta

Ciao Giuseppe,
L’immagine del tuo orto raccolto, che coltivi nel tempo della pensione…quando il tempo si recupera…ci piace molto.
I carciofi sono una coltura perenne, dura diversi anni cioè, inoltre, è anche bisognosa di spazio direi…le piante vanno poste ad una distanza di almeno 50 cm..(meglio 80) una dall’altra.
Considerato queste due carateristiche ti suggerisco di:
1 destinargli un pezzo di terra ai confini del tuo orto, in modo tale che i carciofi, una volta cresciuti non ti siano d’intralcio alle altre colture annuali…ti faranno un bel controno verde grigio!
2 sul pezzo di terra dedicato ora scava una trincea o solco di almeno 50 cm di larghezza e profondità
3 mischia, insieme alla terra di scavo della trincea, tanto stallatico e terriccio biologici in maniera tale che l’impasto che risulta sia fertile, e fisicamente, e biologicamente. Ricorda che la pianta vuole terreni morbidi e drenati.
4 il trapianto dei giovani carciofi lo puoi allora fare in due momenti dell’anno distinti – adesso in autunno – se l’inverno non è eccessivamente freddo, oppure a fine inverno.
Appena fatto il lavoro spediscici pure una foto dei tuoi carciofi!
Salute e buon orto.

Saluto a tutti,
sono un artigiano edile che, a causa della crisi in edilizia ho deciso di entrare in agricoltura.
Ho comprato 3 ettari di terreni nell’agro di Cerignola (fg), vorrei impiantare un mandorleto, mi potreste dare una mano?
Grazie.
(Oronzo – Agro di Cerignola – Puglia)

Risposta

Ciao Oronzo,
l’impianto di un mandorleto, a scopo produttivo e professionale come intendi tu, prevede attente analisi sia del terreno oggetto d’impianto, come anche valutazioni economiche che riguardano si anche i costi e conduzione dell’impianto come anche i prezzi di vendita del prodotto e sua immissione sul mercato locale…capire cioè chi alla fine saranno gli acquirenti.
La realizzazione di un impianto di mandorleto prevede:
1 – Lavorazioni profonde del terreno, tipo uno scasso, come rippatura o anche aratura profonda. La superficie poi va pareggiata tramite lavorazioni più fini come una fresatura.
2 – Sesto d’impianto: la distanza fre le piante è consigliabile almeno di 5-6 metri una dall’altra, per avere una quantità di circa 250-300 piante per ettaro.
3 – Concimazione di fondo con stallatico maturo per ogni singola buca realizzata
4 – Scelta delle varietà di mandorle: ti suggerisco di utilizzare varietà locali d’acquistare direttamente in vivai di produzione e vendita locale, per avere individui forti per la località considerata, es. le vaietà: Vuttali, Cegliese, Rivezzo, ecc ecc
5 – Irrigazioni: per un buon sviluppo delle piante e poi dei frutti ti suggerisco di considerare anche di fare delle irrigazioni, specialmente nei periodi siccitosi.
Consulta anche le associazioni di categoria, come CIA o Coldiretti della tua zona per avere consigli certamente aggiornati e specifici per la tua zona.
Salute e buon orto.

Salve,
i condomini, nati tanti anni fa, quando in Italia le auto immatricolate erano 2/3 milioni, hanno internamente delle zone verdi che permettono alla pioggia di penetrare nel terreno.
Queste zone verdi oggi rappresentano una jattura per chi ne deve pagare la costosissima manutenzione, deve salvaguardare e sostituire piante cresciute troppo, il tutto senza nemmeno poterne godere poichè queste sono rimaste le uniche zone verdi non fruibili; il “vietato calpestare le aiuole”, che poi è solo erba, lo si trova ormai quasi solo negli spazi verdi privati.
Decisamente meglio godere dei parchi pubblici tenuti (nel milanese) discretamente dove si può circolare in bicicletta, sedersi su panchine … nel verde.
Domanda … come trasformare questi spazi verdi in posti auto magari assegnati e riservati ai vari condomini mantenendo e migliorando la funzione originale di permettere alla pioggia di penetrare nel terreno? Come disegnare questi spazi in modo tale da miglioradone l’aspetto generale?
Oggi i prati sono incalpestabili, le stradine interne sono rese impraticabili ad eventuali mezzi di soccorso dalle auto che riducono la carreggiata in asfalto impenetrabile.
Oggi esistono prodotti derivati dalla lavorazione dei pneumatici consumati prodotti che lasciano passare la pioggia, una specie di tappeto che si appoggia al terreno, si usano nei campi gioco, sono definiti antitrauma, dove i bambini giocano e se cadono non si fanno male, sono utilizzati anche in piste ciclabili, nei maneggi (ed i cavalli pesano parecchio su un piccolo zoccolo, quindi si presume abbiano una resistenza molto superiore all’asfalto).
Una piazzuola predisposta a fornire elettricità alle auto, realizzata con pavimentazione drenante colorata in modo allegro, uno spazio che penetra nella parte verde lasciando la possibilità di accedervi a piedi per raggiungere dei posti a sedere ricavati intorno alle piante “che restano intoccabili” anche se ormai indesiderabili per le dimensioni inaccettabili in ambienti cittadini, non dovrebbero mai superare impunemente i tetti delle case….
Esistono esempi di realizzazioni di questo tipo?
Grazie.
(Luigi – Milano)

Risposta

Ciao Luigi,
la sistemazione verde e viva, realizzabile tramite l’allestimento di una superficie inerbita e drenante l’acqua piovana e comunque calpestabile anche da auto, la si può realizzare e si chiama prato carrabile, appunto, e permette di avere erba vera che cresce e anche al terreno di assorbire l’acqua, mantenendo sempre la portanza necessaria al traffico veicolare di auto. Guarda pure qualche esempio di prato carrabile o prato armato, direttamente sul link che ti invio.
Salute e buon orto.

Orto LasagnaEd eccoci di nuovo a Poggio Diavolino! Vi ricordate l’agriturismo dove Fabiano coltiva ortaggi antichi  con l’uso del cippato di ramaglie per avere suolo fresco e fertile quasi senza acqua? Ebbene siccome Fabiano oltre che curioso è anche un grande sperimentatore, abbiamo scoperto che possiede anche una piccola serra dove combina insieme le più disparate tecniche colturali: il terreno è ‘a lasagne’, le verdure sono coltivate in piccole prode rialzate delimitate da assi e queste a loro volta sono suddivise in piccoli quadrati di 30 cm per 30 cm per razionalizzare al meglio semine, consumi e rotazioni.

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Buongiorno,
devo realizzare un impianto di kiwi di circa 70×50 – mt 3500 mq – sto prendendo più informazioni, volevo sapere per fare un impianto a capanna o tetto:
1 – quanti pali in cemento servono sia in testata e sulle file
2 – i pali in testata di quali dimensioni devono essere, altezza e interramento nel suolo
3 – i pali nei filari come devono essere, dimensioni e interramento
4 – i cordini, sia per le testate sia per i filari, come devono essere stese?

Se qualcuno esperto e preparato mi potesse fornire informazioni a riguardo ne sarei molto grato.

Ringrazio tutto il forum per la collaborazione!
(Gianluca)

Risposta

Ciao Gianluca,
realizzare un impianto di kiwi prevede l’allestimento di filari – come per i vigneti per intendersi – che sono costituiti da pali infissi nel terreno e fili di ferro zincato – antiossidamento – che decorrono per tutta la lunghezza del filare; l’unica variazione rispetto al vigneto è che la pianta del kiwi si sviluppa anche sopra alle teste dei pali, parallelamente al terreno andando così a formare un tetto vegetante dove si svilupperanno i fiori e frutti della pianta. Ecco le risposte alle tue domande:
1 – per quanto riguarda il materiale dei pali che costituiranno il filare ti suggerisco di utilizzare pali in legno di castagno – anzichè cemento – in quanto più ecologici e meno costosi.
2 – sulle testate servono pali diametricamente più grandi e poi controventati da un altro tutore – cioè tenuti dritti da un altro palo infisso nel terreno nalla direzione opposta a quella del palo a inizio filare – per sostenere il filare tutto. Il diametro dei pali in testata – le colonne – potrebbe essere di cm 10/12 e i pali nei filari – i pali – 6/8 cm, volendo fare un altezza finale di 200 cm, del tetto della capanna dovresti utilizzare pali di altezza complessiva di cm 250, che interrerai nel suolo di cm 50.
3 – riguardo ai cordoni potrai utilizzare dei fili di ferro zincato che terrai ben tesi lungo tutto il filare tramite degli appositi tendi cavo. A quel punto potrai procedere con il trapianto delle piante di kiwi. Sulla coltivazione del kiwi ti giro un articolo specifico – vedi il link. Se tu fossi interesato ad altre informazioni riguardo all’impianto professionale del kiwi ti suggerisco la visita di questo sito specifico sulla coltivazione del kiwi italiano.
Salute e buon kiwi.

Ciao
Sono uno studente del politecnico di Torino.
Sto seguendo l’ultimo semestre di un corso di laurea magistrale in Ecodesign.
Sto cercando di applicare l’approccio sistemico ad un orto.
L’approccio sistemico prevede lo spostamento di un flusso continuo di materia da un’attività  ad un’altra: in altre parole un output di un’attività  diventa input per un’altra.
In questo modo si pianificano relazioni cercando di non produrre scarti.

Per questo motivo vorrei sapere quali sono tutte le fasi che caratterizzano l’esistenza di un orto?
Al di la delle colture, ci sono delle vere e proprie fasi?

Complimenti per il sito, avete già  risposto a molte mie domande 🙂

(Luciano – Torino)

Risposta

Ciao Luciano

Noi di In – orto ti ringraziamo per il bell’argomento che ci proponi e per i complimenti che ci fai…necessari alla vita!

Un orto ben fatto, ben coltivato direi, è veramente un ciclo continuo di energia, pensando a questo ti elenco qui sotto le principali fasi di realizzazione, cioè il progetto.
Un orto ben progettato vede suddiviso il suo spazio – di terra – in diverse zone quali:
Le aiuole di coltivazione, i camminamenti, area di riposo e riflessione, area di compostaggio, e un’area dedicata alla rimessa di attrezzi e materiali.

Le aiuole di coltivazione sono quelle aree dove si concentrano le energie e i materiali necessari alla loro coltivazione, per far nascere e crescere tutte le essenze vegetali che si desidera; le operazioni si possono elencare così: lavorazione del terreno, conimazioni, semine, trapianti e tutte le successive cure colturali dedicate come, diserbi manuali, irrigazioni, concimazioni e raccolta; in questa area si concentrano perciò la maggior parte delle energie che dedichiamo all’orto.
Le aiuole sono suddivisibili in: aiuole per piante annuali e per piante perenni, le prime sono annualmente lavorate per i cambi di coltura (es. finita l’epoca dei pomodori preparo il terreno per la semina delle fave ecc, svolgo le rotazioni delle varie colture), le aiuole delle perenni invece sono quelle dedicate alla coltivazione pluriennale di piante come: aromatiche perenni – salvia, rosmarino ecc, oppure carciofi, rabarbaro, cren, topinambur ecc.. queste aiuole sono da progettarsi preferibilmente sui confini dell’appezzamento di terra.
L’area dedicata ai camminamenti invece è quella superficie dedicata alla mobilità dell’ortista all’interno del suo spazio esclusivo e personale, l’orto.
E’ necessario che siano comodi e facilmente percorribili in tutte le stagioni, per questo certe volte si possono trovare camminamenti lastricati o inerbiti, devono essere invitanti in un certo senso.
L’area di riposo, riflessione o anche detta di progettazione, è quell’area centrale (almeno mentalmente se non fisicamente), dove l’ortista recupera le sue energie, raccoglie tutte le idee necessarie e si gode la fatica del proprio lavoro, quest’area può coincidere anche con la rimessa degli attrezzi e materiali,  una pergola o una tettoia ed è una zona frequentata molto nei periodi di clima estremo, cioè quando fa molto caldo o freddo o piove o nevica, allora in questi casi si sospendono i lavori manuali (ma non ci dimentichiamo del riposo e della riflessione)… questa area è dedicata alla ricarica delle proprie energie psicofisiche!
Infine esiste l’area del compostaggio, un area dedicata alla raccolta di tutti i materiali di “scarto” : cioè le ripuliture vegetali degli ortaggi e che, posizionati in maniera opportuna e attivati precisi processi bioenergetici, gli scarti di cui sopra si trasformano in concime per l’orto, nuova vitalità per la terra delle aiuole di coltivazione…ecco chiuso il cerchio e concluso il ciclo di energia.
Spero di aver risposto alla tua domanda, altrimenti scrivi quando vuoi.
Buon orto!

Buongiorno,
Io ho un problema con il mio giardino che non mi permette di poter avere un mio orto in quanto ho una talpa che mi fa i buchi nel terreno , quindi a male estremi estremi rimedi per questo ho pensato di realizzare un orto in cassone.
Ho trovato interessante un articolo trovato nel sito dove i cassoni sono fatti con il legno.
La mia idea era di scavare un po il terreno e metterci dentro il cassone, posso usare lo stesso materiale o visto che si troverà  nel terreno non va bene?

In caso quale materiale mi consiglia?

Io la ringrazio in anticipo
cordiali saluti
(Francesca)

Risposta

Salve Francesca
La soluzione dell’orto nei cassoni è una valida soluzione anche perché rialza il piano di coltura e lo rende più comodo per chi come te si occupa di coltivarlo…inoltre l’orto nei cassoni di legno sono bellissimi!
La modalità di interrare il cassone è corretta!
Riguardo al legno da utilizzare il migliore sarebbe quello di larice – quello con cui si fabbricavano gli sci e i rivestimenti dei tetti delle baite in montagna – che è il più durabile fra le essenze italiane.
Per ispirati alla realizzazione dell’Orto in Cassone consulta questo link dove potrai trovare diverse soluzioni su come realizzare il tuo orto in cassone.

Non ti fare scoraggiare dalle Talpe… e sempre Madre Natura!
Coraggio e buon orto a te!

© 2021 Bonduelle InOrto