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Se gli ortaggi vi piacciono in tutti i modi: cotti, crudi o anche dipinti, avete trovato il sito che fa per voi. Sono oltre 700 le varietà ortofrutticole rappresentate nei quadri custoditi negli archivi della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, ora tutti restaurati, digitalizzati e disponibili sul sito dei Musei della Reggia dei Portici.

Una vera ricchezza, storica, artistica e culturale, ma per noi appassionati dell’orto un vero catalago da sfogliare con calma e dedizione. Non vi consiglio di guardarlo di fretta e in modo disattento (come si usa fare in rete), ma piuttosto attendere il momento in cui si dispone di un po’ di tempo per osservare con cura questi ortaggi, molti dei quali ormai abbandonati ed estinti. E ritrovare, con questa osservazione, oltre che il piacere di mangiarli (con gli occhi) il valore di coltivarli, magari proprio andando a ricercare queste cultivar dimenticate.

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“Mi sembra che sia quasi una necessità di guardare le cose vere, ma quelle più umili. Tutti possono godere di un bel panorama aperto, ma non sono molti quelli che sanno guardare per terra […] perché noi non sappiamo più vedere le bellezze piccole e umili della natura”. Questo scriveva Luciana Bora a commento della sua prima personale nell’ottobre del 1954. Allieva di Carpi, Funi e Carrà all’accademia di Brera, in tutta la sua vita di pittrice, Luciana Bora (Treviso 1926 – Milano 2007), ha sempre avuto tra i suoi soggetti prediletti gli orti.

I primi orti raccontati sono quelli dell’infanzia, passata tra Treviso e la sua provincia, orti di campagna, addossati a case coloniche, orti governati da mani esperte di contadini.

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