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Salve,
ho un giardino in Sardegna di cui mi sono appassionata quando sono andata in pensione. Il giardino si trova in una zona discretamente ventosa, a 200 metri in linea d’aria dal mare e purtroppo con una cronica scarsità di acqua.
In esso esistono, fra l’altro, una siepe di pitospori, una grossa quercia da sughero, un enorme leccio, un muretto a secco letteralmente rivestito di gerani, una lunga siepe di oleandri e gerani a farfalla e 20 ulivi.
In questo paradiso io ho piantato di tutto dalle rose, alle ortensie ai tageti, rampicanti di ogni tipo, ecc.
Mio marito ha piantato una siepe di lamponi molto produttiva e ogni anno pianta dei pomodori.
Avendo letto dell’orto senz’acqua, dal prossimo anno sostituiremo il telo nero dell’orto con la pacciamatura, come voi suggerite.
Ecco le mie domande:
1) posso usare le foglie cadute di pitospori, quercia, oleandri per i fiori?
2 )le ramaglie devono essere secche? Non basta che siano triturate? Qui secca tutto in un baleno, ma se le stendo col vento volano ovunque.
In attesa di una vostra cortese risposta, porgo cordiali saluti.
(Maria Grazia Grassi – Sardegna)

Risposta

Ciao Maria Grazia,
che bel posto ci stai descrivendo, con dovizia di particolari, grazie!
Ottima anche l’idea di sostituire materiali sintetici – telo nero – con quelli naturali, per la pacciamatura che stai facendo nel tuo paradiso Sardo. In generale lo scopo della pacciamatura è quello di ridurre le evapotraspirazioni di acqua dal terreno, ridurre la colonizzazione di erbe spontanee e selvatiche, ridurre il compattamento del terreno ad opera dell’azione dell’acqua d’irrigazione e infine arricchire il terreno medesimo di sostanza organica – quella pacciamante appunto – che gradualmente viene integrata nella terra, ammorbidendola. Per questo ti dico che puoi utilizzare certo tutto il materiale vegetale che hai a disposizione sapendo che però alcune tipologie magari tendono ad acidificare il terreno rispetto ad altre – materiale legnoso o anche le foglie del pittosporo e olendro, rispetto alla paglia di cereali che sarebbe da preferire. Ti suggerisco per questo motivo di mischiare e differenziare al massimo il materiale pacciamante – foglie e rami di varia natura – che magari puoi triturare fresco per posarlo poi sotto le aiuole, dopo che si è seccato leggermente. Ho visto che ci avevi spedito una foto ma che non riusciamo ad aprire…ci riprovi?
Salute e buon orto.

Salve,
sono un pensionato 70enne, abitante a Marzio (VA), 800 mt s.l.m.
Totalmente neofita con l’orto e le piante da frutto: la mia domanda è:
quale è il momento migliore dell’anno per fare una talea della vite e piantarla?
(Giancarlo – Marzio – Varese)

Risposta

Ciao Giancarlo,
viva i neofiti totali come te, benvenuto a in orto!
La stagione ottimale per fare le talee legnose di vite è l’inverno pieno, dopo la potatura delle stesse.
Ti suggerisco di tenerla in vaso a radicare bene per tutta la primavera ed estate per poi metterla a dimora in autunno.
Tienici aggiornati sulle tue talee.
Salute e buon Orto!

Mi presento: mi chiamo Matteo Strafella, ho 20 anni, risiedo a Monteroni di Lecce, diplomato nel Liceo scientifico Don Tonino Bello di Copertino (LE). Fin da bambino ho avuto la passione della campagna e del lavoro ad essa relativo e da un po’ di tempo, dopo una serie d’esperienze in questo campo, ho concentrato il mio interesse sulla coltivazione di piccoli frutti di bosco quali lampone, more, mirtillo, ribes.
Con il dovuto rispetto le chiedo lei cosa ne pensa di questo tipo di coltivazione? Alcuni di essi, soprattutto il lampone, considerando il clima, crescono in un ambiente ideale o rischierebbero di soffrire? Soprattutto le vorrei chiedere se dietro c’è un buon mercato e se sono facilmente vendibili. La ringrazio per l’attenzione e spero in una sua risposta che mi dia le giuste motivazioni per andare avanti in questo mio desiderio.

Distinti saluti 

Risposta

Ciao Matteo,
grazie innanzitutto del racconto che fai di te e della tua cortesia sincera che hai nel farlo. Sapere che ci sono giovani come te che hanno passione per la terra e la natura in genere ci fa sperare bene nel futuro.
Le coltivazioni di frutti di bosco come dici tu – svolte a livello professionale, in aziende vere che immettono il loro prodotto sul mercato – si concentrano prevalentemente nel centro – nord Italia per motivi principalmente climatici, edàfici – natura del terreno cioè – e tardizionali di conseguenza. Volendo sperare in risultati soddisfacenti, i frutti, che a mio avviso possono crescere con più successo anche in Salento potrebbero essere: more di rovo, fragole e uva spina; questo il mio pensiero. Noi di In-Orto però ti motiviamo ad andare sempre avanti nel tuo bel progetto di voler coltivare la terra, sia con piccoli che grandi frutti!
Salute e buon orto.

Immagine 13Ogni volta che parliamo di terreno e di come migliorarlo, parliamo anche di concimazione organica. Il concime organico ce lo ritroviamo sempre ‘tra i piedi’ e, aggiungerei, tra gli ortaggi! Lo usiamo per ammendare i terreni incolti e renderli adatti alla coltivazione dell’orto; lo usiamo per la preparazione invernale del terreno e per la concimazione che precede la semina; lo usiamo nella buca per la piantagione degli alberi da frutto e per la loro concimazione di mantenimento.

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Sinceramente la chimica non è mai stata il mio forte, tuttavia credo sia indispensabile capire di quali elementi hanno bisogno le piante per vivere e capire cosa facciamo quando arricchiamo il nostro terreno con del concime. Per cui per una volta trasformiamoci in ‘piccoli chimici’ e proviamo a non spaventarci quando su una confezione di fertilizzante leggiamo NPK, che non è l’acronimo di una sostanza esplosiva e neppure di una setta segreta di ortisti anonimi, ma sono i simboli chimici di sostanze nutrienti. Vediamo quali.

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