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Se maggio è il mese delle rose, forse vale la pena dedicare un po’ di attenzione alla regina delle selvatiche: la rosa canina, chiamata anche rosaspina, rosella, spina novella e molti altri nomi dialettali.

Quel ‘canina’ deriva dal fatto che Plinio il Vecchio, antico scienziato romano, raccontò che un legionario era stato guarito dalla rabbia contratta dal morso di un cane, grazie ad una pomata ricavata appunto dalla rosa canina. Quanto questo sia vero non ci è dato saperlo, ma più tardi Linneo nel 1700, nell’attribuire i nomi a ogni specie botanica, restò fedele a quanto riferito dal suo predecessore romano, e la qualificò come Rosa sylvestris inodora seu canina  ovvero ‘Rosa selvatica inodore altrimenti detta canina’. Oggi anche gli anglosassoni la chiamano dog rose.

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Ortica

 

Ortica (Urtica dioica), erbaccia infestante, pozione magica per aiutare l’orto o ottimo ripieno per ravioli fatti in casa? Le tre cose insieme sono il giusto ritratto di questa erba incredibile. Sebbene talvolta risulti invadente, quando la vedo tra le aiuole del mio ‘orto-giardino’ sono comunque felice. Per quanto possa pungere e respingere, la giudico una piccola benedizione, che non può che fare del bene a me e alle mie piante. E per dimostrale la mia amicizia spesso la raccolgo senza guanti, per pentirmene amaramente pochi attimi dopo.

Se l’ortica è poca e sparsa qua e là, la tagliuzzo sul momento con le cesoie e lascio che si decomponga tra le aiuole. Se invece voglio preparare del macerato o utilizzarla in cucina, allora devo attrezzarmi e andare dove so che posso trovarne in abbondanza per raccoglierne la quantità necessaria. Questa volta però con i guanti! 🙂

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come coltivare il cavolo frascone

Cavolo Frascone – foto Francesco Felici

Sembra un cavolo nero, ma non lo è. Il cavolo Frascone dell’Alta Versilia (Brassica oleracea var. acephala) si diversifica dal più famoso cavolo nero nella forma, nel sapore e nella storia. 

Le sue foglie sono più larghe. Sono almeno tre o quattro volte più grandi di quelle strette e puntute del cavolo nero. Sono meno gibbose e più chiare, se non addirittura in alcuni casi bianche. Scurissime quelle del cavolo nero, virano dal verde intenso al bianco quelle del frascone. E se le foglie del primo tendono a svettare verso il cielo, quelle del secondo tendono a ricadere verso terra come le luci consumate di un fuoco di artificio.

Il Frascone ha inoltre un portamento ‘sperlungone’, come lo definisce lo scrittore versiliese Silvano Alessandrini in una sua poesia. Un vero e proprio alberello, che può vivere anni nel nostro orto e chissà, forse trovando le condizioni ottimali, può addirittura diventare perenne. Francesco Felici, bio-eroe dell’azienda agricola ‘Fatti col pennato’, coltivatore custode sulle Alpi Apuane, ha una pianta di frascone di sei anni. E’ lui che ci ha fornito gli step principali della sua coltivazione.

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come fare una compostieraLa compostiera è l’apparato digerente di ogni orto che si rispetti. E così è stata concepita quella in funzione nel mio giardino. Usando vecchi pallet e assi di legno, abbiamo costruito una serie di contenitori, dove i residui vegetali dell’orto e del giardino, gli sfalci e gli avanzi di cucina vengono buttati, mescolati, ossigenati e spostati per ritornare alla terra sotto forma di utile compost.

E’ stato Stefano, amico e prezioso alleato nella cura del mio giardino, l’ideatore di questo sistema a vasche semi-comunicanti. Nella vasca in alto, aperta e facilmente raggiungibile con la carriola, vengono gettati tutti gli sfalci delle potature del giardino. Lì avviene il primo stoccaggio degli scarti vegetali, che una volta appassiti e compressi scendono nella seconda vasca, posta in basso, anch’essa scoperta. Parte di questi residui finiscono nella terza vasca, quella degli scarti della cucina, che necessitano di materiale verde o semi-legnoso per decomporsi al meglio.

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Talvolta mi piace parlare delle piante che si possano mangiare senza fatica alcuna, se non quella della raccolta. E’ il caso del lampascione o lampagione, lampasciuolo, pan di cuculo, cipollaccio o con il suo nome latino Muscari comosum. Sono davvero molti i nomi con cui viene definito questo piccolo bulbo scuro dal fiore blu, che sembra un piccolo candelabro.

I lampascioni crescono nelle zone incolte di tutta Italia, ma è soprattutto al Sud che viene apprezzato e consumato. Ed è lì che quasi tutti finiamo per assaggiarlo la prima volta. Ne ho voluto parlare adesso perché in Versilia, sulle pendici delle Apuane, è proprio in questo periodo che il suo fiore si fa notare per la sua grazia sbarazzina. Il lampascione fiorisce anche nel secco ed il suo blu elettrico attira l’occhio come una calamita.

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La cicoria catalogna (Cichorium intybus var. foliosum) è un’insalata molto conosciuta e utilizzata al Sud, un po’ meno al Nord. Sarà perché la sua coltivazione richiede temperature abbastanza miti o semplicemente per un fattore culturale, fatto sta che sono moltissimi i piatti dell’Italia centro-meridionale che prevedono la catalogna come ingrediente principale o come contorno. E se mai vi fosse capitato di vivere o comunque di frequentare Roma, sicuramente conoscerete bene le puntarelle.

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E’ sempre stimolante trovare per il nostro orto essenze particolari e poco conosciute. Questa volta vi propongo l’erba di San Pietro (Balsamita major o Tanecetum balsamita) un’aromatica dal profumo e dal sapore inconfondibile, lontanamente simile a quello della menta, fresco, gustoso e gradevolmente amarognolo. L’erba di San Pietro vanta una infinita varietà di nomi, quasi […]

Sedum rupestre

Sedum rupestre

Dove quasi tutte le piante si rifiutano di vivere, loro non solo sopravvivono, ma vivono alla grande! Stiamo parlando dei Sedum, piante succulente adatte a vivere in ambienti estremi, luoghi dove la terra è poca, povera e arida. Potremmo definirle piante masochiste, ma in realtà sono solo generose, adattabili, insostituibili.

Nel mio giardino, quando mi sono vista più volte perduta, quando mi sembrava di non avere altra ‘chance’ che non rassegnarmi alla polvere, loro mi sono sempre venute in aiuto: all’interno di un vecchio pozzo in disuso riempito di calcinacci, in vasi dimenticati dove mi era impossibile portare l’acqua, su scarpate assolate e rocciose. Insomma in tutti i posti inospitali il Sedum ha dato il meglio di sé.

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CrisantemoIl crisantemo in Italia non gode di ottime ‘credenziali’: è infatti pensiero comune associare questo fiore al mese di novembre e ai morti.

E’ dunque interessante scoprire come in molti paesi, soprattutto in Asia, è invece ritenuto il fiore della gioia e della felicità, da regalare in occasione di compleanni e matrimoni. Ma se questo non fosse sufficiente a riscattare il suo buon nome e a dare a questo fiore una reputazione adeguata alla sua bellezza, sappiate che il crisantemo si può anche mangiare! Cosa che a noi ortisti fa sempre piacere. Togliamo dunque il crisantemo dai camposanti e seminiamolo negli orti! Diciamo che forse è corretto seminarlo dove più desideriamo: vicino ai nostri cari, ma anche in giardino, come pure nell’orto, perché ovviamente esistono moltissime varietà di crisantemo, oltre duecento.

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Fiori eduliMa mangiare i fiori si può? Non si può, si deve! Perché anche nel nostro corpo, come nel nostro orto, la biodiversità è molto importante. E allora allarghiamo il nostro raggio di azione e mangiamo tutto quello che di commestibile la natura ci offre.

In questo modo approfitteremo delle più diverse e disparate proprietà organolettiche, nutritive e medicinali che il mondo vegetale da sempre ci mette a disposizione, ma che ormai tendiamo sempre più a non utilizzare e a dimenticare.

Ma pensate che bello potersi nutrire di fiori e sviluppare anche dentro di noi un bellissimo giardino!

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