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“Mi sembra che sia quasi una necessità di guardare le cose vere, ma quelle più umili. Tutti possono godere di un bel panorama aperto, ma non sono molti quelli che sanno guardare per terra […] perché noi non sappiamo più vedere le bellezze piccole e umili della natura”. Questo scriveva Luciana Bora a commento della sua prima personale nell’ottobre del 1954. Allieva di Carpi, Funi e Carrà all’accademia di Brera, in tutta la sua vita di pittrice, Luciana Bora (Treviso 1926 – Milano 2007), ha sempre avuto tra i suoi soggetti prediletti gli orti.

I primi orti raccontati sono quelli dell’infanzia, passata tra Treviso e la sua provincia, orti di campagna, addossati a case coloniche, orti governati da mani esperte di contadini.

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Un orto per resuscitare mobili e oggetti abbandonati. Un orto come innesto di vita su ciò che già ritenevamo scomparso.

L’idea è di Peter Bottazzi e Denise Bonapace che, in occasione del Salone del Mobile, ma nel circuito del Fuori Salone, daranno vita all’evento “da morto a orto – innesti di vita su mobili abbandonati”.

Il progetto, promosso da AMSA, nasce dalla rilettura critica ed ironica degli oggetti e mobili di casa giunti ormai alla fine della loro vita, ma anziché farli sparire o distruggerli, viene creata loro una nuova veste. Questa volta quella dell’orto portatore di vita.

Niente di più giusto dal momento che l’orto è il luogo per eccellenza del riciclo. Nell’orto niente viene buttato e tutto torna a nuova vita: residui vegetali, ramaglie, foglie, sfalci, ma anche gli stessi scarti della cucina.

In un mondo del troppo, l’orto diventa il luogo del poco e dell’essenziale: terra, acqua, luce e aria, sono gli ingredienti che bastano per assicurare la vita.

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L’iconografia botanica ha origini antichissime. Già 500 anni prima di Cristo si segnalano illustrazioni di piante che avevano però l’unico scopo di rappresentare la pianta dal punto di vista esclusivamente scientifico.

Bisogna arrivare al Rinascimento per trovare soggetti botanici interpretati dalla visione dell’artista. Il più famoso tra i pittori naturalistici fu Jacopo Ligozzi, uno degli artisti di corte dei Medici. I suoi dipinti di piante ebbero un’eco straordinaria in tutta Europa. Altrettanta ne ebbero circa tre secoli più tardi le opere, soprattutto a tema floreale, del francese Pierre Joseph Redouté.

Oggi la pittura botanica ha un seguito di appassionati in tutto il mondo che vede (non poteva essere diversamente) la Regina Elisabetta tra i collezionisti più prestigiosi. In Italia, i pittori botanici sono riuniti nell’associazione Floraviva che ha lo scopo di promuovere questa antica e raffinatissima disciplina pittorica.

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Il cinema inglese sembra aver riscoperto la campagna e l‘orto come set ideale per raccontare le metafore della vita. Dopo Stephen Frears che ne ha illustrato i lati duri e faticosi in “Tamara Drewe”, anche Mike Leigh con il suo nuovo film “Another Year”  ci trasporta nello spazio ideale dell’orto di Tom e Jerry, marito e moglie alle prese con le disavventure di familiari e amici che hanno trovato il segreto della loro felicità nella coltivazione dell’orto fuori città e nel vivere la vita seguendo il ritmo delle stagioni.

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