Orto collettivoNegli ultimi anni abbiamo assistito ad un fenomeno insolito e inarrestabile: la moltiplicazione degli orti all’interno di tessuti urbani e di contesti sociali inconsueti come scuole, ospedali, carceri, ecc. È come se gli orti fossero usciti dalle loro recinzioni, avessero scavalcato i confini e si fossero diffusi ovunque, alla ricerca di nuovi spazi e nuove funzioni, oltre a quella atavica di luogo dove ci si procura il cibo. Con la convinzione, sempre più condivisa, che coltivare un orto faccia bene alla salute, allo spirito e al portafoglio.

Tra le molte associazioni che hanno visto e vissuto questo incremento, c’è l’Associazione Ortipisani ONLUS, che ha mosso i suoi primi passi già nel lontano 2004. “Abbiamo iniziato con un progetto scolastico che prevedeva il coinvolgimento di un istituto alberghiero e di una scuola media – racconta Giuliano Meini, presidente dell’Associazione – era un percorso sensoriale che doveva condurre i ragazzi verso un maggiore apprezzamento delle verdure a tavola. Una gara tra gli studenti dell’alberghiero, che avrebbero cucinato dei piatti a base di verdure per i ragazzi delle medie, che a loro volta li avrebbero giudicati. Da quell’esperienza è partito il nostro progetto orti scolastici”. In poco tempo sono nati 35 orti all’interno di 35 scuole e nel 2007 gli Ortipisani sono diventati un’associazione senza scopo di lucro per guidare, come recita il loro stesso statuto, ‘bambini e adulti nel complesso universo del cibo, partendo dall’amore e dal rispetto per la terra e i suoi frutti’.Allestimento orti

Nonostante il suo obiettivo possa sembrare molto idealistico, Giuliano Meini è una persona estremamente pragmatica, la cui esperienza è cresciuta sul campo (e in questo caso non c’è niente di più vero) e quando parla va dritto al problema ed evita i falsi moralismi e le perdite di tempo. “Quando si parla dell’orto ai ragazzi si tende sempre a minimizzare e a fare vedere loro solo l’aspetto estetico e puramente giocoso – spiega Meini – ma è giusto anche fare capire il valore antropologico del cibo, la fatica che hanno compiuto e compiono ancora oggi i contadini per produrre ciò che mangiamo. Per questo nel 2013 abbiamo aperto il Museo Radico Pescatori  per raccogliere e custodire strumenti e storie del passato e renderle fruibili a chi vuole sapere qualcosa di più sul cibo e sulla terra”.

Giluliano Meini e ortistiNegli orti scolastici seguiti da Ortipisani, ogni bambino ha 4 ortaggi da coltivare e curare: una cipolla, un’insalata, una fragola e una pianta aromatica. “La cipolla perché essendo un ortaggio il cui frutto si sviluppa in terra, fa capire meglio il rapporto tra pianta e suolo. L’insalata perché si raccoglie in fretta e ci regala un raccolto abbondante. La fragola perché rappresenta la bontà allo stato puro e infine un’aromatica per avvicinarsi ai profumi dell’orto”.

Ma il lavoro degli Ortipisani non si esaurisce nelle scuole, diciamo piuttosto che nasce nelle scuole e si sviluppa poi negli orti sociali, sono infatti 150 quelli che l’associazione gestisce e organizza nella provincia di Pisa. Un successo destinato ad aumentare perché la richiesta di orti è in continua crescita. Anche in questo ambito Meini con gli anni ha sviluppato un suo pensiero poco poetico e molto realistico: “Le persone non decidono di coltivare un orto per scelta ambientale, ma perché in fin dei conti gli conviene. Per questo l’orto deve costare poco e non dare problemi di ordine burocratico. Andare all’orto deve essere come fare una passeggiata che porta anche un risparmio economico”.

Agli Ortipisani le terre arrivano dai Comuni e dai privati. “Veniamo spesso coinvolti in iniziative pubbliche legate agli orti, ma ultimamente sono i privati che ci contattano per affidarci terreni incolti, che noi ripuliamo e usiamo gratuitamente per almeno un anno. Sono molte le persone anziane che non ce la fanno più a tenere in ordine i propri campi e che ci affidano volentieri i propri terreni. La comunicazione avviene attraverso i media locali ma anche per passaparola”.Attrezzi museo radico

Per accedere agli orti occorre farsi soci (10 euro l’anno) e iscriversi alle liste di attesa inserendo la zona di interesse. Una volta assegnato l’orto i  soci sono obbligati a partecipare a quattro incontri formativi gratuiti, necessari per apprendere le basi di un agricoltura naturale senza l’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi, ma soprattutto per imparare ad avere un buon raccolto in piena autonomia, anche se poi negli orti gli scambi e i confronti tra chi coltiva sono all’ordine del giorno. “E’ importante che ciascuno raccolga i frutti del proprio lavoro altrimenti questo progetto sarebbe senza futuro” conclude Meini.

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